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giovedì 19 aprile 2018

Matteo, Capitolo 13, Versetti 10-17


E avvicinandosi i discepoli gli dissero: Perché parli a loro in parabole? Rispondendo disse loro: Perché a voi è dato di conoscere il mistero del regno dei cieli, mentre a loro non è dato. A chi infatti ha, sarà dato, e abbondonerà; ma a chi non sarà tolto anche quello che ha: per questo parlo loro in parabole, poiché vedendo non vedono, e udendo non odono né intendono e si compie in essi la profezia di Isaia che dice: <<Udrete con i vostri orecchi e non intenderete, e vedendo vedrete e non vedrete: infatti il cuore di questo popolo si è indurito; sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso i loro occhi così che qualche volta non vedano con gli occhi e non odano con gli orecchi, e non intendano con il cuore e non si convertano, e io li risani>>. Ma beati i vostri occhi perché vedono, e i vostri orecchi perché odano; in verità vi dico che molti profeti e giusti hanno desiderato di vedere ciò che voi vedete e non lo videro, e udire ciò che voi udite e non l'udirono.

Crisostomo: Bisogna considerare la rettitudine dei cuori dei discepoli, e come fossero preoccupati del bene di coloro che li attorniavano, così che il loro primo pensiero fu per gli altri prima che per se stessi; infatti non dissero al Signore: parli a noi in parabole, ma parli a loro in parabole. Rispondendo disse loro: Perché a voi è dato di conoscere il mistero dei regni del cielo.

Remigio: A voi, dico, cioè che aderite a me e credete in me. Chiama poi mistero del regno dei cieli, l’insegnamento evangelico. Mentre a loro, cioè a quelli che sono fuori e non vogliono credere in lui, ossia gli Scribi e i Farisei e gli altri che perseverano nell’incredulità, non è dato. Accostiamoci dunque al Signore assieme ai discepoli con cuore puro, affinché si degni di interpretarci l’insegnamento evangelico secondo le parole (Dt 33,3): <<Quelli che si avvicinano ai suoi piedi riceveranno il suo insegnamento>>.

Crisostomo: Ha detto però questo non per esprimere una necessità o una fatalità, ma per mostrare che quelli stessi che non hanno ricevuto questo dono sono la causa di tutti i propri mali, e per farci vedere che è un dono di Dio e una grazia che viene dal cielo il conoscere i misteri divini. Non viene distrutto così il libero arbitrio, come si vede da ciò che si è detto e si dirà più avanti, poiché il Signore, al fine di non scoraggiare gli uni, né lasciare nel torpore quelli che hanno ricevuto questo dono, ci fa vedere che il principio di questi doni viene da noi; per questo aggiunge: A chi infatti ha, sarà dato, e abbondonerà; ma a chi non sarà tolto anche quello che ha; come se dicesse: a chi ha desiderio e zelo verrà dato tutto ciò che viene da Dio; al contrario, a colui che è privo di questo desiderio e non fa da parte sua ciò che si può fare per conseguirlo, non saranno dati i doni di Dio e sarà tolto ciò che ha, non essendo degno di possederlo.

Ilario: I Giudei, che non hanno la fede, perdettero persino la legge che avevano ricevuto; per questo la fede nel Vangelo ha la pienezza dei doni: poiché, una volta ricevuta, ci arricchisce con nuovi frutti, ma se la si respinge, ci togli i doni che abbiamo avuto nel primo stato di natura.

Rabano: Il cuore dei Giudei si indurì per la durezza della malizia, e per l’abbondanza dei peccati compresero male le parole del Signore, poiché le ricevevano con ingratitudine. 

Girolamo: Ma affinché non pensiamo che l’indurimento del cuore e la durezza degli orecchi provenisse dalla natura, non dalla volontà, aggiunge la colpa dell’arbitrio, e dice: e hanno chiuso i loro occhi.

Crisostomo: Con ciò mostra l’intensità della loro malvagia, e il deliberato rifiuto. Ma per attrarli aggiunge: e si convertano, e io li risani. Con la quale dimostra che, se si convertono, saranno risanati; e come quando uno dice: se me lo avessero chiesto, subito l’avrei dato, mostra in che modo uno potrebbe riconciliarsi con lui, così anche qui, quando dice: e qualche volta non si convertano e io li risani, dimostra che è possibile convertirsi e che coloro che si pentono si possono salvare.

Crisostomo: Le cose che gli Apostoli videro e udirono furono la presenza, i suoi miracoli, la sua voce, il suo insegnamento. In ciò li preferisce non solo ai cattivi, ma anche a quelli che furono buoni, poiché dice che furono più fortunati che i giusti dell’antichità, dato che vedono non solo quello che non vedono i Giudei, ma quello che i Profeti e i giusti desiderarono vedere e non videro; poiché quelli con la mente contemplarono Cristo nella fede, e questi lo videro con gli occhi e con più chiarezza. Vedi qui dunque come l’antico Testamento si unisce al Nuovo; poiché se i Profeti fossero stati servitori di un Dio estraneo o contrario a Cristo, mai avrebbero desiderato vederlo.


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