venerdì 31 ottobre 2025

Conferenza. Cardinale Giacomo Biffi - Il Senso della Vita

Puntata speciale del 25 luglio 2013: Il Cardinale Giacomo Biffi parla ai giovani della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, alla Palasport di Reggio. 26 novembre 1992. Tratto dall'archivio video di 12PORTE.



Lo Stemma di Papa Leone XIV


Lo stemma di Papa Leone XIV si compone di uno scudo diviso in due settori, ciascuno portatore di un messaggio profondo.
Nel lato sinistro, su uno sfondo azzurro, campeggia un giglio bianco stilizzato, simbolo tradizionale di purezza e innocenza.

Questo fiore, frequentemente associato alla Vergine Maria, richiama con immediatezza la dimensione mariana della spiritualità del Papa.
Non si tratta di un richiamo puramente devozionale, ma di un’indicazione precisa della centralità che Maria occupa nel cammino della Chiesa: modello di ascolto, di umiltà e di dono totale a Dio.

Nel lato destro dello scudo, su campo bianco, è raffigurato il Sacro Cuore di Gesù, trafitto da una freccia e adagiato su un libro chiuso.
Questa immagine, intensa e carica di significati, rimanda al mistero del sacrificio redentivo di Cristo, cuore trafitto per amore dell’umanità, ma anche alla Parola di Dio, rappresentata dal libro chiuso.

Quel libro non aperto suggerisce che la verità divina è talvolta velata, da accogliere con fede anche quando non è pienamente svelata.
È un invito alla fiducia e all’abbandono, alla perseveranza nella ricerca del senso profondo della Scrittura, anche nei momenti di oscurità.

Il motto scelto da Papa Leone XIV, “In Illo uno unum” – tratto da un commento di Sant’Agostino al Salmo 127 – sintetizza il cuore del suo messaggio:
“In Colui che è Uno, siamo uno solo”.
In queste parole si riflette un ideale di Chiesa unita, pur nelle differenze e nelle tensioni che inevitabilmente la attraversano.

È un’espressione di comunione fondata non sull’uniformità, ma sull’incontro nell’amore di Cristo, che rende possibile la fraternità e la riconciliazione anche nei contesti più complessi.
Non a caso, nel suo saluto alla Chiesa e al mondo, Papa Leone XIV ha parlato proprio di questo: di una Chiesa ponte, chiamata a superare le divisioni, a farsi spazio di incontro, di ascolto e di misericordia.

In definitiva, attraverso il suo stemma e il motto, il nuovo Pontefice propone una visione di Chiesa missionaria, mariana e profondamente radicata nell’amore di Cristo.
Una Chiesa pronta a soffrire e a impegnarsi interamente nel servizio del popolo di Dio, con la consapevolezza che è solo nell’unità con il Signore che ogni diversità può trovare armonia.
 

giovedì 30 ottobre 2025

Pater Noster Cantato da Papa Benedetto XVI



Pater noster, qui es in cœlis,

Sanctificetur nomen tuum,

Adveniat Regnum tuum,

Fiat voluntas tua sicut in cœlo et in terra.

Panem nostrum cotidianum da nobis hodie

Et dimitte nobis debita nostra, sicut et nos dimittimus debitoribus nostris

Et ne nos inducas in tentationem,

Sed libera nos a malo.

Amen.

martedì 28 ottobre 2025

Marco, Capitolo 12, Versetti 35-37

E rispondendo Gesù diceva insegnando nel tempio: In che modo gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Lo stesso Davide, infatti, dice nello Spirito Santo: Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi. Lo stesso Davide dunque lo chiama Signore, e da dove allora è suo figlio? E molta folla lo ascoltava volentieri.

Teofilatto: Poiché Cristo sta per affrontare la passione, corregge un'opinione falsa dei Giudei, i quali dicevano che Cristo era figlio di Davide, non il suo Signore; per cui si dice: E rispondendo Gesù diceva insegnando nel tempio. Girolamo: Ciò parla apertamente di sé, affinché siano inescusabili; segue infatti: In che modo gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide?

Teofilatto: Cristo mostra che egli è il Signore attraverso le parole di Davide; infatti segue: Lo stesso Davide, infatti, dice nello Spirito Santo: Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra; come se dicesse: non mi potete dire che Davide ha detto ha detto questo senza la grazia dello Spirito Santo, ma nello Spirito Santo lo chiama Signore. È che sia Signore lo mostra aggiungendo: Finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi. Erano infatti i suoi nemici che Dio avrebbe posto a sgabello dei piedi di Cristo. Che sia Dio il Padre che sottomette a Cristo i suoi nemici, non prova in alcun modo che Dio Figlio sia a lui inferiore per natura: ciò esprime l'unità di natura che li fa agire l'uno nell'altro. Il Figlio non sottomette forse al Padre i suoi nemici, lui che lo glorifica sulla terra?

Glossa: Così dunque il Signore, mediante le cose premesse, conclude una questione dubbia: infatti dalle premesse parole di Davide si ha che Cristo è Signore di Davide; invece dalle parole degli Scribi si ha che egli è suo Figlio; e questo è ciò che si aggiunge: Lo stesso Davide dunque lo chiama Signore, e da dove allora è suo figlio? Beda: La domanda di Gesù ci è giovata fino a oggi contro i Giudei: questi infatti, che confessano che Cristo deve venire, asseriscono che è un semplice e santo uomo del genere di Davide. Interroghiamoli dunque, loro che sono stati istruiti dal Signore: se è un semplice uomo e soltanto figlio di Davide, come Davide lo chiama suo Signore nello Spirito Santo? Ora, essi non sono ripresi perché dicono che è figlio di Davide, ma perché non credono che è Figlio di Dio.

lunedì 27 ottobre 2025

Film - Una Notte con il Re (2006)

Persia 538 a.C. Ester, una ragazza ebrea, fu presa in sposa dal re di Persia e divenne regina. In quel tempo il primo ministro persiano, Aman, per rivalità contro un funzionario ebreo, aveva organizzato una persecuzione antiebraica. Ester riuscì a ottenere dal re che gli Ebrei potessero resistere con le armi. La data del loro sterminio era stata fissata da Aman estraendola a sorte. Ma, per merito di Ester, la situazione si capovolse.


ANNO 2006

PAESE 



REGIA 
Michael O. Sajbel

ATTORI Gabriella Cristiani, J. A. C. Redford, John Noble, John Rhys-Davies, Luke Goss, Mark Andrew Olsen, Michelle Summers, Omar Sharif, Peter O'Toole, Stephan Blinn, Steven Bernstein, Tiffany Dupont, Tommy TenneyGabriella Cristiani, J. A. C. Redford, John Noble, John Rhys-Davies, Luke Goss, Mark Andrew Olsen, Michelle Summers, Omar Sharif, Peter O'Toole, Stephan Blinn, Steven Bernstein, Tiffany Dupont, Tommy Tenney

 

domenica 26 ottobre 2025

Marco, Capitolo 12, Versetti 28-34

Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e visto come aveva loro ben risposto, gli domandò quale fosse il primo di tutti i comandamenti. Gesù rispose: Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio tuo è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Questo è il primo comandamento. E il secondo poi è simile a questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi. Allora lo scriba gli disse: Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici. Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Girolamo: Perché il dubbio su questa questione, dubbio comune a tutti i periti della legge, se non poiché dei comandamenti diversi sono ordinati nell'Esodo, nel Levitico e nel Deuteronomio? È per questo che risponde, non un solo comandamento, ma per due. Questi due comandamenti sono come le due mammelle sul petto della sposa che devono nutrire la nostra infanzia; per cui si aggiunge: Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio tuo è l'unico Signore. Egli chiama questo comandamento il primo di tutti; vale a dire che noi dobbiamo porre nel fondo del nostro cuore, come fondamento unico della pietà, la conoscenza e la confessione dell'unità divina accompagnata dalle buone opere, che trovano la loro perfezione nell'amore di Dio e nell'amore del prossimo; per cui aggiunge: amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Questo è il primo comandamento.

Teofilatto: Considera in che modo ha enumerato tutte le facoltà dell'anima. C'è infatti la facoltà dell'anima animale, che esprime dicendo «con tutta la tua anima», alla quale appartengono l'ira e il desiderio; ed egli vuole che li consacriamo nell'amore divino. C'è anche un'altra facoltà che è detta naturale, alla quale appartengono le nutritiva e l'accrescitiva; e anche questa va data tutta al Signore; per cui si dice con tutto il cuore. C'è anche un'altra facoltà razionale, che chiama mente, e anche questa va data tutta a Dio. Glossa: Ciò che poi aggiunge: e con tutta la tua forza, si può riferire alle facoltà corporali.

Segue: Il secondo poi è simile a questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Teofilatto: Ci dice che il secondo è simile al primo perché questi due comandamenti si rapportano l'uno all'altro e si possono convertire reciprocamente: infatti chi ama Dio ama anche ciò che Dio ha fatto. Ora, la sua produzione principale è l'uomo, per cui chi ama Dio deve amare tutti gli uomini. Reciprocamente colui che ama il prossimo, che così spesso è un oggetto di scandalo per lui, deve amare a più forte ragione Dio, dal quale non riceve che benefici.

Segue: Allora lo scriba gli disse: Hai detto bene, Maestro, e secondo verità. Beda: Mostra, dicendo: Vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici, che fra gli Scribi e i Farisei era stata discussa una grave questione, ossia quale fosse il comandamento primo e massimo della legge divina; gli uni dicevano che era l'offerta delle ostie e dei sacrifici, mentre gli altri preferivano le opere della fede e della carità, appoggiandosi sul fatto che i patriarchi, che avevano preceduto la legge, erano piaciuti a Dio per la sola fede che opera attraverso la carità. Questo Scriba dichiara che questa ultima opinione è la sua.

sabato 25 ottobre 2025

Documentario - I Mutilatini di don Gnocchi

Suggestive immagini di repertorio e foto d’archivio accompagnano il racconto dell’affascinante avventura terrena del beato don Carlo Gnocchi, personalità di spicco nella storia italiana del Novecento. Un racconto essenziale, che pure ne sottolinea i tratti più caratteristici: figlio della terra lombarda, sacerdote ambrosiano, educatore straordinario, cappellano degli alpini, padre dell’infanzia mutilata, imprenditore della carità e profeta del dono d’organi. Una missione raccolta e custodita ancora oggi, ogni giorno, dalla Fondazione che porta il suo nome e ne prosegue il carisma accanto e al servizio dei più fragili. 

 

venerdì 24 ottobre 2025

Sant’Antonio Maria Claret - Ministri Infedeli, Sacerdoti Contaminati, Pastori Scandalosi

Dal CATECISMO DE LA DOCTRINA CRISTIANA, EXPLICADO Y ADAPTADO A LA CAPACIDAD DE LOS NIÑOS (Catechismo della Dottrina Cristiana, spiegato e adattato alle capacità dei bambini), por el Excmo. é Illmo. Sr. D. Antonio (Maria) Claret, Arzobispo de Trajanópolis in part. inf., DÉCIMA SÉPTIMA EDICIÓN, BARCELONA, LIBRERÍA RELIGIOSA, 1865, Págs. 388-390.

 

Chi, dunque, non ringrazierà Dio per tanto bene e non darà ai sacerdoti, perché sono i suoi dispensatori, tutto l’onore e la riverenza loro dovuti? Rispettali, figlio mio, e venerali, sia perché lo esige la loro dignità di rappresentanti di Gesù Cristo, sia perché questa è la volontà del nostro Redentore che, riferendosi agli Apostoli e ai discepoli, e ai sacerdoti loro successori, disse: Chi disprezza voi, disprezza me; sia, infine, per la grande utilità che apportano al bene pubblico con il loro ministero di preghiera, sacrifici, predicazione e amministrazione dei Sacramenti, come ti ho spiegato.

Se forse sapete o sentite che un sacerdote è caduto in qualche miseria o debolezza, non stupitevi o scandalizzatevi per questo; perché come tra i primi sacerdoti, gli Apostoli, c’era un Giuda, non c’è da stupirsi se anche tra quelli dei nostri giorni c’è chi dimentica che deve essere santo; perché l’essere sacerdote non toglie che qualcuno sia un discendente di Adamo e, come tale, soggetto alle stesse miserie e debolezze degli altri uomini. Ma comprendete che il fatto che uno sia cattivo non implica che tutti gli altri lo siano; e anche per quanto riguarda il cattivo, voglio che sappiate che dovete avere compassione per la fragilità che ha avuto come uomo, e venerare la dignità sacerdotale che Cristo ha segnato in lui. Se vedete un cattivo sacerdote posto a capo di un popolo, dovete addolorarvi, temere e pensare che forse i nostri peccati hanno meritato un castigo così orrendo; perché la Sacra Scrittura ci insegna che il più grande e terribile flagello che Dio manda a un popolo è quello di dargli cattivi sacerdoti.

Quando l’ira del Signore non ha ancora raggiunto il suo culmine, Egli permette che le nazioni si armino l’una contro l’altra, che i campi siano sterili, che la carestia, la desolazione e la morte esercitino il loro dominio sulla terra; ma quando la Sua giusta indignazione raggiunge il suo culmine, Egli manda l’ultimo e più atroce dei Suoi castighi, permettendo che ministri infedeli, sacerdoti contaminati, pastori scandalosi siano posti tra gli uomini. Allora si verifica che gli abomini del popolo sono la causa dei cattivi sacerdoti, e i cattivi sacerdoti sono il più grande castigo con cui Dio affligge il popolo.

Per evitare un danno così terribile, la Chiesa, sempre zelante per il bene del popolo e per l’illustre decoro dei ministri dell’altare, ha stabilito come legge dodici digiuni all’anno, tre all’inizio di ciascuna delle quattro stagioni, che chiamiamo “Temporas”, che sono il tempo stabilito per l’ordinazione dei sacerdoti, Con ciò obbliga tutti i fedeli a supplicare il Signore di non punirci dandoci cattivi sacerdoti, ma piuttosto, avendo compassione delle nostre miserie, di mandarci ministri degni e pastori zelanti per guidarci attraverso il deserto di questo mondo, fino a quando non arriveremo felici nella terra della promessa, nella gloria eterna. Amen.

giovedì 23 ottobre 2025

San Giovanni da Capestrano - La Vita dei Buoni Ecclesiastici Illumina e Rasserena

Dal trattato «Lo specchio dei chierici» di san Giovanni da Capestrano, sacerdote.
(Parte 1, Venezia 1580, 2)

Coloro che sono chiamati alla mensa del Signore devono brillare di purezza con l'esemplare condotta di una vita moralmente lodevole, e rimuovere ogni sozzura o immondezza di vizi.
Vivano per sé e per gli altri in modo dignitoso, come sale della terra. Splendano per un grande spirito di sapienza e con questo illumini il mondo. 
Comprendano dall'altissimo maestro Gesù Cristo quello che egli solennemente proclamò non solo agli apostoli e ai discepoli, ma anche a tutti i sacerdoti e chierici loro successori: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini» (Mt 5, 13).
Coloro che fanno parte del clero e danno cattivo esempio per i loro pessimi costumi, per i vizi e i peccati, sono degni di disprezzo e di esser considerati come fango spregevole. Non sono più utili né a sé, né agli altri. Dice infatti san Gregorio: «Se di qualcuno si disprezza la vita, ne segue che non se ne accetta neppure la predicazione».
«I presbiteri che esercitano bene la presidenza siano trattati con doppio onore, soprattutto quelli che si affaticano nella predicazione e nell'insegnamento» (1 Tm 5, 17). I sacerdoti degni, infatti, godono di un duplice onore: uno reale l'altro personale, uno temporale l'altro spirituale, uno transitorio l'altro eterno.
Abitano sulla terra e sono sottoposti con le creature mortali alla inevitabile limitazione umana, ma in realtà sono concittadini degli angeli, perché sono accetti al Re, quali saggi suoi ministri.
Perciò, come il sole sorge sul mondo nei cieli altissimi di Dio, così risplenda la luce del clero davanti agli uomini, perché vedano le sue opere buone e rendano gloria al Padre che è nei cieli (cfr. Mt 5, 16).
«Voi siete la luce del mondo» (Mt 5, 14). Come la luce non è fatta per illuminare se stessa, ma diffonde i suoi raggi tutt'intorno e fa risplendere le cose visibili, così la vita santa degli ecclesiastici giusti e onesti illumina e rasserena coloro che li vedono fedeli al loro ideale di santità. Per questo, chi è innalzato al governo degli altri, deve mostrare in se stesso in che modo gli altri si debbano comportare nella casa del Signore. 

mercoledì 22 ottobre 2025

Film - I Dieci Comandamenti (1923)

I Dieci Comandamenti (The Ten Commandments) è un film diretto e prodotto da Cecil B. DeMille nel 1923. Il soggetto e scenegiattura sono firmate Jeanie Macpherson.
Si tratta della trasposizione cinematografica della vicenda biblica dei Dieci Comandamenti: Mosé (Theodore Roberts) libera gli Ebrei dalla schivitù presso gli Egizi e sfindando il faraone Ramses (Charles de Rochefort) ed il suo esercito, li conduce, attraverso il Mar Rosso, fino alle pendici del monte Sinai sulla cui cima riceverà, secondo il mito bibblico, le tavole della legge.
Segue una seconda storia ambientata nei tempi moderni: il dramma di due fratelli che si ritovano innamorati della stessa donna.
Nella prima parte del film DeMille fa grande sfoggio di scenografie mascodontiche, innumerevoli comparse e costumi ricchi e raffinati. Nel 1953 DeMille realizzerà il remake di questo film. Nella pellicola a colori del '53 rinuncia ad inserire la storia moderna. 


martedì 21 ottobre 2025

Rosario della Misericordia (o della sante Piaghe di Nostro Signore Gesù Cristo)


Sui grani grossi: Eterno Padre, vi offro le Piaghe di nostro Signore Gesù Cristo, per guarire quelle delle anime nostre.

Sui grani piccoli: Gesù mio, perdono e misericordia, per i meriti delle vostre sante Piaghe.

Si termina ripetendo tre volte la giaculatoria recitata sui grani grossi.

lunedì 20 ottobre 2025

Video - Santa Maria Bertilla Boscardin

Vicenza - Storia, profilo e carisma di Santa Maria Bertilla Boscardin nel cinquantesimo della canonizzazione. (Giulia Salmaso) 


 

domenica 19 ottobre 2025

Scoperti in Turchia Cinque Pani Eucaristici di 1.300 Anni Fa: uno Raffigura Gesù Cristo

Un ritrovamento eccezionale nel cuore dell’Anatolia




Un sito bizantino nel sud della Turchia

Un’équipe di archeologi ha scoperto cinque pani che potrebbero essere eucaristici e risalire a oltre 1.300 anni fa, uno dei quali conserva un’immagine di Gesù Cristo, in un sito archeologico situato nel sud della Turchia.
Il ritrovamento è avvenuto a Topraktepe, antico centro romano e bizantino noto come Irenópolis — la “Città della Pace” —, nell’attuale provincia di Karaman, nella regione storica dell’Anatolia.

Un patrimonio liturgico di inestimabile valore

Giovanni Collamati, professore di Storia presso l’Università CEU San Pablo, ha sottolineato ad ACI Prensa – partner in lingua spagnola di EWTN News – l’importanza di questa scoperta, “soprattutto perché la storia medievale è un periodo povero di dati, di cui sappiamo ancora molto poco”.
Gli studiosi ritengono che possa trattarsi di pani di comunione utilizzati nelle celebrazioni del cristianesimo primitivo.

Un segno del cristianesimo delle origini

“Il cristianesimo è una religione di comunità”, spiega Collamati, “e per i primi mille anni non esisteva un leader unico: i vescovi erano quasi autonomi, perciò non sappiamo con certezza come si celebrava l’Eucaristia in quel luogo”.
La liturgia attuale, ricorda il professore, “si consolida intorno all’XI secolo, quella fissata a Roma. Questa scoperta è interessante proprio perché non si trova a Roma, ma in ambito bizantino: quindi non dipendeva dal Papa”.

Il “Gesù seminatore” inciso sul pane

I pani, realizzati con orzo e datati tra il VI e l’VIII secolo, si sono conservati grazie alla carbonizzazione e all’ambiente privo di ossigeno in cui sono stati trovati.
Uno di essi mostra la figura di Gesù Cristo accompagnata dall’iscrizione greca: “Con la nostra gratitudine al Beato Gesù”.
Secondo il Governo di Karaman, la figura rappresenterebbe un “Gesù seminatore” o “Gesù agricoltore”, un’immagine diversa dal tradizionale Cristo Pantocratore, e legata al simbolismo della fertilità e del lavoro.

Un culto locale e popolare

Per Collamati, “l’iconografia di Cristo cambia a seconda dei periodi storici” e questo ritrovamento, avvenuto in una città periferica dell’Impero, potrebbe indicare l’esistenza di un culto locale, “più popolare e genuino”, espresso da comunità lontane dai centri di potere ecclesiastico.

Analisi in corso

Gli scavi sono stati condotti sotto la direzione del Museo di Karaman e del Ministero della Cultura e del Turismo della Turchia. Gli esperti continueranno ad analizzare i pani per ottenere maggiori informazioni sulla loro origine e funzione liturgica.

Canto Gregoriano. Salve Sancte Pater - Inno a San Paolo della Croce


Inno a San Paolo della Croce, Fondatore dei Missionari Passionisti.

Salve Sancte Pater, 
columna
 et decus nostrum; 
tuum da filiis 
spiritum,
 da perseverantiam:
 libera nos a malis
 defende nos in
 proelio,
 voca nos in
 patriam.



sabato 18 ottobre 2025

Marco, Capitolo 12, Versetti 18-27

E vennero a lui dei Sadducei, i quali dicono che non c'è risurrezione, e lo interrogarono dicendo: Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che «se muore il fratello di uno» e lascia la moglie «senza figli, il fratello ne prenda la moglie per dare discendenti al fratello». C'erano sette fratelli: il primo prese moglie e morì senza lasciare discendenza; allora la prese il secondo, ma morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Infine, dopo tutti, morì anche la donna. Nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna? Poiché in sette l'hanno avuta come moglie. E rispondendo Gesù disse loro: Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio? Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli di Dio nei cieli. A riguardo poi dei morti che devono risorgere, non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo: «Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe»? Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore.

Teofilatto: I Sadducei formavano una setta eretica in Giudea, negando la risurrezione e l'esistenza degli Angeli e degli spiriti. Essi vanno da Gesù e si mettono a fargli un racconto pieno di ipocrisia per mostrare che la risurrezione non deve avere luogo. Per questo si aggiunge: e lo interrogarono dicendo: Maestro. Al fine di rendere la risurrezione più impossibile, essi danno sette mariti a una donna. Beda: Essi hanno forgiato questa favola per mostrare la follia di coloro che affermano la risurrezione dei corpi, ma non è impossibile che qualcosa di simile sia accaduto realmente in Giudea.

Segue: E rispondendo Gesù disse loro: Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio? Teofilatto: È come se dicesse loro: Voi non comprendete qual è la risurrezione che la Scrittura annuncia così, poiché voi pensate che nella risurrezione i corpi saranno tali quali sono adesso, ma non sarà così. Così dunque ignorate la Scrittura, ma ignorate anche la virtù divina. Voi considerate infatti ciò come difficile e dite: come potranno delle membra dissolte dalla corruzione riunirsi, e ricongiungersi alle anime? Infatti per la potenza divina ciò è quasi nulla.

Segue: Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come Angeli di Dio nei cieli. Teofilatto: Come se dicesse: sarà una restaurazione divina e angelica della vita, in modo che noi non siamo più preda della corruzione, e rimaniamo nello stesso modo. È per questo che le nozze scompariranno; perché, se le nozze esistono sulla terra, è affinché la nostra specie, che tende incessantemente alla corruzione, sia immortale. Ma nell'altra vita noi saremo come Angeli, che sono senza successione nuziale e vivono sempre.

Teofilatto: Ma io vi dico: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe, come se dicesse il Dio dei viventi, per cui aggiunge: Non è un Dio dei morti ma dei viventi. Infatti non disse: Io fui, ma io sono, come se parlasse di esseri a lui coesistenti. Ma forse qualcuno dirà che Dio disse questo solo dell'Anima di Abramo, non del corpo. A ciò diciamo che Abramo comporta le due cose, cioè il corpo e l'anima, così che egli sia il Dio del corpo e il corpo viva presso Dio, cioè nell'ordinanza divina. Beda: Oppure, quando ha provato che le anime rimangono dopo la morte (né infatti poteva accadere che fosse il Dio di cose che non sussistono), conseguentemente si introduceva anche la risurrezione dei corpi, che hanno compiuto il bne e il male insieme cone le anime.

Girolamo: Quando poi dice il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe, nominando Dio tre volte indica la Trinità. Quando poi dice Non è un Dio dei morti, ripetendo lo stesso, indica l'unità nella sostanza. Vivono poi coloro che rivendicano la porzione che avranno scelto, mentre sono morti coloro che hanno perso ciò che avevano rivendicato.

venerdì 17 ottobre 2025

Catechesi del Papa Benedetto XVI su Sant’Ignazio d’Antiochia

UDIENZA GENERALE 

Piazza San Pietro
Mercoledì, 14 marzo 2007
 
☩ 

Cari fratelli e sorelle,

nel nostro nuovo ciclo di catechesi appena iniziato stiamo passando in rassegna le principali personalità della Chiesa nascente. La scorsa settimana abbiamo parlato di Papa Clemente I, terzo Successore di san Pietro. Oggi parliamo di sant’Ignazio, che è stato il terzo Vescovo di Antiochia, dal 70 al 107, data del suo martirio. In quel tempo Roma, Alessandria e Antiochia erano le tre grandi metropoli dell’Impero romano. Il Concilio di Nicea parla di tre «primati»: ovviamente, quello di Roma, ma vi erano poi anche Alessandria e Antiochia che vantavano un loro «primato». Sant’Ignazio, come s’è detto, era Vescovo di Antiochia, che oggi si trova in Turchia. Qui, in Antiochia, come sappiamo dagli Atti degli Apostoli, sorse una comunità cristiana fiorente: primo Vescovo ne fu l’apostolo Pietro – così ci dice la tradizione –, e lì «per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani» (At 11,26). Eusebio di Cesarea, uno storico del IV secolo, dedica un intero capitolo della sua Storia Ecclesiastica alla vita e all’opera letteraria di Ignazio (3,36). «Dalla Siria», egli scrive, «Ignazio fu mandato a Roma per essere gettato in pasto alle belve, a causa della testimonianza da lui resa a Cristo. Compiendo il suo viaggio attraverso l’Asia, sotto la custodia severa delle guardie» [che lui chiama «dieci leopardi» nella sua Lettera ai Romani 5,1], «nelle singole città dove sostava, con prediche e ammonizioni, andava rinsaldando le Chiese; soprattutto esortava, col calore più vivo, di guardarsi dalle eresie, che allora cominciavano a pullulare, e raccomandava di non staccarsi dalla tradizione apostolica» (3,36,3-4). La prima tappa del viaggio di Ignazio verso il martirio fu la città di Smirne, dove era Vescovo san Policarpo, discepolo di san Giovanni. Qui Ignazio scrisse quattro lettere, rispettivamente alle Chiese di Efeso, di Magnesia, di Tralli e di Roma. «Partito da Smirne», prosegue Eusebio, «Ignazio venne a Troade, e di là spedì nuove lettere»: due alle Chiese di Filadelfia e di Smirne, e una al Vescovo Policarpo. Eusebio completa così l’elenco delle lettere, che sono giunte a noi come un prezioso tesoro. Leggendo questi testi si sente la freschezza della fede della generazione che ancora aveva conosciuto gli Apostoli. Si sente anche in queste lettere l’amore ardente di un Santo. Finalmente da Troade il martire giunse a Roma, dove, nell’Anfiteatro Flavio, venne dato in pasto alle bestie feroci.

giovedì 16 ottobre 2025

Santa Margherita Maria Alacoque - Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù

Io (nome e cognome), 

dono e consacro al Cuore adorabile di nostro Signore Gesù Cristo

 la mia persona e la mia vita, (la mia famiglia/il mio matrimonio), 

le mie azioni, pene e sofferenze, 

per non voler più servirmi d'alcuna parte del mio essere, 

che per onorarlo, amarlo e glorificarlo.

E' questa la mia volontà irrevocabile: 

essere tutto suo e fare ogni cosa per suo amore, 

rinunciando di cuore a tutto ciò che potrebbe dispiacergli.

Ti scelgo, o Sacro Cuore, come unico oggetto del mio amore, 

come custode della mia via, pegno della mia salvezza, 

rimedio della mia fragilità e incostanza,

 riparatore di tutte le colpe della mia vita e rifugio sicuro nell'ora della mia morte. 

Sii, o Cuore di bontà, la mia giustificazione presso Dio, tuo Padre, 

e allontana da me la sua giusta indignazione. 

O Cuore amoroso, pongo tutta la mia fiducia in te, 

perché temo tutto dalla mia malizia e debolezza, 

ma spero tutto dalla tua bontà.
Consuma, dunque, in me quanto può dispiacerti o resisterti; 

il tuo puro amore s'imprima profondamente nel mio cuore, 

in modo che non ti possa più scordare o essere da te separato. 

Ti chiedo, per la tua bontà, che il mio nome sia scritto in te,

poiché voglio concretizzare tutta la mia felicità

e la mia gloria nel vivere e morire come tuo servo.

Amen.

mercoledì 15 ottobre 2025

Video. Santa Teresa d'Avila - Le Sette Stanze del Castello Interiore

La Istituzione Teresiana Italia per celebrare il 15 Ottobre festa di Santa Teresa d'Avila, vuole condividere questo video sulle sette stanze del Castello Interiore. Speriamo che vi aiuti a conoscere meglio a questa Santa maestra di preghiera. 

 

lunedì 13 ottobre 2025

San Teofilo di Antiochia - Dalla Creazione al Creatore

Teofilo di Antiochia, Ad Autolico, 1,5-7.

Come l’anima dell’uomo non è visibile, sottraendosi alla vista umana, ma viene percepita osservando i movimenti del corpo, così neppure Dio può essere visto con gli occhi umani, ma lo si scorge e lo si comprende attraverso la sua provvidenza e le sue opere. Infatti, come colui il quale, vedendo in mare una nave equipaggiata procedere velocemente e approdare in porto, giudicherà senz’ombra di dubbio esservi un nocchiero a guidarla, similmente si comprende che Dio governa tutte le cose, sebbene non visto, incomprensibile com’è, dagli occhi della carne.

Se l’uomo non può fissare lo sguardo sul sole, che è una stella piccolissima, a causa della sua eccessiva luminosità; a maggior ragione, come potrà chi è mortale contemplare la gloria di Dio, che è indescrivibile? Come la melagrana, avvolta dalla buccia, contiene dentro di sé molte cellette e alveoli separati da membrane e innumerevoli granelli, così l’intera creazione è circondata dallo spirito di Dio che, a sua volta, insieme con la creazione è circondato dalla mano di Dio. E come il granello della melagrana, rinchiuso dentro, non può vedere ciò che si trova fuori della buccia, proprio perché sta dentro, così pure l’uomo, circondato con l’intera creazione dalla mano di Dio, non può vedere Dio.

Si crede all’esistenza di un re terreno, sebbene non tutti lo vedano, poiché lo si conosce attraverso le sue leggi, i suoi editti, la sua autorità, il suo esercito, i suoi ritratti. Per quale motivo, allora, non vorresti riconoscere Dio dalle sue opere e dal suo impero?

Considera, o uomo, le opere di Dio: l’avvicendarsi periodico delle stagioni, i mutamenti dell’atmosfera, la precisione del corso delle stelle, l’armonico alternarsi dei giorni e delle notti, dei mesi e degli anni; la ridente varietà dei semi, delle piante e dei frutti; le differenti specie di animali: quadrupedi, volatili, rettili, gli animali acquatici, sia fluviali che marini e l’istinto dato loro di generare e allevare la prole, non già per proprio vantaggio ma per essere a disposizione dell’uomo. Rifletti poi sulla provvidenza che Dio manifesta preparando ad ogni vivente il suo nutrimento e sull’ossequio che egli ha ordinato a tutti di presentare all’uomo, sullo scorrere di dolci sorgenti e di fiumi e sul dono opportuno delle rugiade, dei temporali, delle piogge. Contempla i diversi movimenti dei corpi celesti: Lucifero che sorge a oriente per annunciare l’arrivo dell’astro perfetto; la congiunzione della Pleiade con Orione; la costellazione di Arturo e l’itinerario degli altri astri descritti nel cielo circolare ai quali tutti la molteplice sapienza di Dio ha dato un nome.

Questi è quell’unico Dio che ha creato la luce dalle tenebre, che ha creato i recessi del vento (Sal 46; Gb 9,9), i serbatoi dell’abisso e i confini del mare, i ripostigli della neve e della grandine: che raduna le acque nei serbatoi dell’abisso e le tenebre nei loro nascondigli; che fa uscire dalle sue riserve la soave, amabile e giocondissima luce; che fa salire le nuvole dall'estremità della terra, moltiplica le folgori per far piovere (Sal 134,7), suscita il terrore con il tuono, preannuncia con la folgore il fragore del tuono affinché l’anima, improvvisamente turbata, non venga meno. Anzi, è Dio stesso a temperare la forza del fulmine che erompe dal cielo affinché non bruci la terra; infatti, se ad esso fosse lasciata intatta la sua violenza, la terra ne sarebbe arsa, e così pure il tuono sconvolgerebbe ciò che si trova su di essa.

domenica 12 ottobre 2025

Video - El Pilar, la Prima Apparizione di Maria

Anche durante la sua vita terrena, Maria è apparsa ai discepoli di Gesù: alcuni documenti storici sostengono che è apparsa in quella che oggi è la terra di Spagna per sostenere nelle difficoltà i primi cristiani.

Stiamo parlando dell'apparizione del Pilar, in Spagna. Secondo la tradizione avvalorata da documenti risalenti al XIII sec., un giorno l'apostolo Giacomo si trovava sulle rive del fiume che attraversa la città di Saragozza, l'Ebro, pieno di sconforto perché la gente non rispondeva alla predicazione del Vangelo.

Quando improvvisamente vide la Vergine, in piedi sopra una colonna di marmo. Maria cominciò subito a confortarlo chiedendogli che venisse costruito lì un tempio. La colonna sulla quale apparve allora Maria, secondo le fonti storiche, sarebbe la stessa sulla quale è posta oggi la sua immagine.

Questo avvenimento, sempre secondo le fonti storiche, accadde nell'anno 39 o 40, quando pare che Maria si trovasse in realtà a Efeso. A quel tempo il cristianesimo muoveva i suoi primi passi in Spagna.

L'apostolo Santiago e gli otto testimoni che assistettero al prodigio cominciarono a costruire una chiesa, su cui si erge oggi la basilica di Saragozza, e il cui nome era "Cesaraugusta".

Passarono i secoli, la Chiesa andò incontro agli scismi e la Spagna subì l'invasione araba, però il santuario del Pilar, ricostruito in più occasioni, rimase sempre il cuore dei cristiani spagnoli.

All'intercessione della Vergine del Pilar vengono attribuiti diversi miracoli. Uno dei più conosciuti e documentati è il "Miracolo di Calanda", secondo cui un mendicante di nome Miguel Pellicer, originario di Calanda, vide ricrescere la gamba che gli era stata amputata nell'ottobre del 1637.

L'origine del cristianesimo in Spagna, che in un primo momento sembrò non riscuotere grande successo, ha nella Vergine del Pilar e nell'apostolo Giacomo i suoi pionieri. Per questa ragione, i cattolici spagnoli considerano il loro paese la "terra di Maria". Saragozza e Compostela, il Pilar e l'apostolo Giacomo, costituiscono i due assi fondamentali attorno a cui ruota la spiritualità del popolo spagnolo. 

 

PREGHIERA

"Oh Vergine del Pilar, Regina e Madre. La Spagna e tutte le nazioni ispaniche accolgono con gratitudine la Tua protezione costante e sperano di poter continuare a contare su di Te. Fa che possiamo ottenere da Tuo Figlio la forza nella fede, la sicurezza nella speranza e la perseveranza nell'amore". 


sabato 11 ottobre 2025

Marco, Capitolo 12, Versetti 13-17

Gli mandarono però alcuni Farisei ed Erodiani per coglierlo in fallo nel discorso. E venuti, quelli gli dissero: Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. E' lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no? Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché io lo veda. Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: Di chi è questa immagine e l'iscrizione? Gli risposero: Di Cesare. Gesù disse loro: Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. E rimasero ammirati di lui.

Beda: I principi dei sacerdoti, volendo impadronirsi di Gesù, avendo paura della folla, e no potendolo fare loro stessi, cercarono di farlo fare alle potenze temporali; in questo modo essi erano al di sopra del rimprovero di avere commesso questo attentato; per cui si dice: Gli mandarono però alcuni farisei ed Erodiani per coglierlo in fallo nel discorso.

Teofilatto: Abbiamo detto altrove, degli Erodiani, che erano la setta che pretendeva che Erode fosse il Cristo a causa della sparizione dei re della razza di Giuda, che coincideva con il suo avvento al trono. Altri dicono che questi Erodiani fossero dei soldati di Erode, che i Farisei portavano con sé per renderli testimoni delle parole di Cristo e per prenderlo e impadronirsi di lui. Nota la loro malizia in quanto si servono dell'adulazione per impadronirsi di lui; poiché è detto: Maestro, sappiamo che sei veritiero.

Girolamo: Essi lo interrogarono con delle parole melliflue, lo circondavano come delle api che hanno il miele sulla bocca e un pungiglione dietro.

Beda: Questa parola carezzevole e ingannatrice viene usata per indurlo a rispondere che teme più Dio che Cesare, e che non bisogna pagare le imposte, in modo che gli Erodiani che sono là, udendolo, trovino in lui l'autore di una sedizione contro Roma; per questo aggiungono: non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini.

Teofilatto: Così che non onori Cesare, cioè contro la verità. Per cui aggiungono: ma secondo verità insegni la via di Dio. E' lecito o no dare il tributo a Cesare? Questa parola era tutto un artificio e aveva un precipizio da ogni lato: poiché, se rispondeva che bisognava pagare il tributo a Cesare, si eccitava il popolo contro di lui presentandolo come se volesse ridurlo al suo servizio, e se diceva al contrario che ciò non era permesso, lo si accusava di sollevare il popolo contro Cesare. Ma la sede della sapienza seppe sfuggire al loro inganno; per cui segue: Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché io lo veda. Ed essi glielo portarono.

Beda: Il denaro era una moneta che valeva dieci sesterzi, e aveva l'immagine di Cesare; per cui segue: Allora disse loro: Di chi è questa immagine e l'iscrizione? Gli risposero: Di Cesare. Coloro che pensano che la domanda del Salvatore fosse stata per ignoranza e non per volontà, da ciò imparino che egli poteva sapere di chi fosse quell'immagine; ma egli domanda per rispondere in modo competente alle loro parole; per cui segue: Gesù disse loro: Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. Teofilatto: Come se dicesse: date ciò che ha l'immagine all'immagine, cioè il denaro a Cesare: potete infatti sia dare il tributo a Cesare, sia a Dio le cose che gli competono. Girolamo: Oppure diversamente: Rendete per forza a Cesare questa moneta che porta l'immagine di Cesare, e date liberamente voi stessi a Dio. Infatti «Il tuo volto, Signore, è stato segnato sopra di noi» (Sal 4,7), non quello di Cesare.

mercoledì 8 ottobre 2025

Atto di Riparazione al Sacro Cuore di Gesù

 Prescritto da Pio XI nell'enciclica Miserentissimus Redemptor de 1928, da recitarsi nella festa del Sacro Cuore.

Gesù dolcissimo, il cui immenso amore per gli uomini viene con tanta ingratitudine ripagato di oblio, di trascuratezza, di disprezzo, ecco che noi prostrati innanzi ai vostri altari intendiamo riparare con particolari attestazioni di onore una così indegna freddezza e le ingiurie con le quali da ogni parte viene ferito dagli uomini l'amantissimo vostro Cuore.

Ricordatevi però che noi pure altre volte ci macchiammo di tanta indegnità, e provandone vivissimo dolore, imploriamo anzitutto per noi la vostra misericordia, pronti a riparare con volontaria espiazione, non solo i peccati commessi da noi, ma anche quelli di coloro che, errando lontano dalla via della salute, o ricusando di seguire Voi come pastore e guida, ostinandosi nella loro infedeltà, o calpestando le promesse del battesimo, hanno scosso il soavissimo giogo della vostra legge.

E mentre intendiamo espiare tutto il cumulo di sì deplorevoli delitti, ci proponiamo di ripararli ciascuno in particolare: l'immodestia e le brutture della vita e dell'abbigliamento, le tante insidie tese dalla corruttela alle anime innocenti, la profanazione dei giorni festivi, le ingiurie esecrande scagliate contro Voi e i Vostri Santi, gli insulti lanciati contro il vostro Vicario e l'ordine sacerdotale, le negligenze e gli orribili sacrilegi ond'è profanato lo stesso Sacramento dell'amore divino, e infine le colpe pubbliche delle nazioni che osteggiano i diritti e il magistero della Chiesa da Voi fondata.

Ed oh! potessimo noi lavare col nostro sangue questi affronti! Intanto come riparazione dell'onore divino conculcato, noi vi presentiamo, - accompagnandola colle espiazioni della Vergine vostra Madre, di tutti i santi e delle anime pie - quella soddisfazione che Voi stesso un giorno offriste sulla croce al Padre e che ogni giorno rinnovate sugli altari, promettendo con tutto il cuore di voler riparare, per quanto sarà in noi e con l'aiuto della vostra grazia, i peccati commessi da noi e dagli altri e l'indifferenza verso sì grande amore, con la fermezza della fede, l'innocenza della vita, l'osservanza perfetta della legge evangelica, specialmente della carità, e di impedire inoltre con tutte le nostre forze le ingiurie contro di Voi, e di attrarre quanti più potremo alla vostra sequela.

Accogliete, ve ne preghiamo, o benignissimo Gesù, per l'intercessione della Beata Vergine Maria Riparatrice, questo volontario ossequio di riparazione, e vogliate conservaci fedelissimi nella vostra obbedienza e nel vostro servizio fino alla morte con il gran dono della perseveranza, mercè il quale possiamo tutti un giorno pervenire a quella patria, dove Voi col Padre e con lo Spirito Santo vivite e regnate Dio per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

lunedì 6 ottobre 2025

Marco, Capitolo 12, Versetti 1-12

E cominciò a parlare loro in parabole: Un uomo piantò una vigna, la circondò di una siepe, scavò un torchio, costruì una torre, poi la diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano. A suo tempo mandò un servo a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna. Ma essi, afferratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a mani vuote. Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo coprirono di insulti. Ne inviò ancora un altro, e questo lo uccisero; e di molti altri, che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero. Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio! Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l'erede, su, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra. E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri. Non avete forse letto questa Scrittura: «La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri»? Allora cercarono di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. E, lasciatolo, se ne andarono.

Girolamo: E' Dio Padre che il Salvatore chiama uomo con un sentimento umano; la vigna è la casa di Israele, la siepe sono gli Angeli che la custodiscono, il torchio è la legge, la torre il tempio, i vignaioli i sacerdoti.

Beda: Il primo servitore che fu inviato è quello stesso che trasmise loro la legge: Mosè. Essi lo rinviarono dopo averlo picchiato, poiché essi lo esasperarono nell'accampamento. Segue: Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo coprirono di insulti. L'altro servo è il re Davide, e indica anche gli altri Salmisti. Ora, essi colpirono Davide sulla testa dopo averlo coperto di obbrobrio; poiché (1 Re 12,16) non facendo alcun conto dei versi dei Salmi, lo rigettarono dicendo: «Che abbiamo noi in comune con Davide?». Segue: Ne inviò ancora un altro, e questo lo uccisero; e di molti altri, che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero. Con questo terzo e con i suoi compagni intendi il coro dei Profeti; ma quali dei Profeti non furono perseguitati? D'altronde il Signore ci insegna che si possono mettere sotto questa triplice classificazione tutti coloro che hanno insegnato sotto la legge dicendo (Lc 24,44): «E' necessario che si compia tutto ciò che è stato scritto su di me nella legge, nei Profeti e nei Salmi».

Segue: Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio! Teofilatto: Dio dice così non per esprimere che egli ignora ciò che sarà, ma per stabilire ciò che dovrebbe essere e ciò che sarebbe conveniente. Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l'erede, su, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra. Il Signore prova nel modo più manifesto che i principi dei Giudei crocifissero il Figlio di Dio non per ignoranza, ma per invidia. Compresero infatti che egli era colui di cui fu detto (Sal 2,8): «Ti darò le genti come tua eredità». Dopo averlo ucciso, questi cattivi vignaioli, volendo soppiantarlo, si sforzeranno di estinguere la fede che si ha in lui e di stabilire la loro giustizia piuttosto che quella di Dio, e di innestare su di essi le nazioni. Segue: E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. Teofilatto: Cioè fuori da Gerusalemme: il Signore fu crocifisso fuori dalla città.

domenica 5 ottobre 2025

Video. Santa Faustina Kowalska - I Segreti del Vero Quadro della Divina Misericordia

Il quadro della Divina Misericordia che custodiamo qui a Vilnius è “l’unica immagine che Santa Faustina ha visto. Tutte le altre immagini, compresa quella che tutti pensano sia l’originale e custodita a Cracovia, sono state realizzate dopo la morte di Suor Faustina e con l’aiuto delle fotografie dell’immagine autentica”. Così l’Arcivescovo di Vilnius (Lituania), mons. Gintaras Grušas, in un’intervista per il programma “Indagine ai confini del Sacro”, in onda domenica 23 aprile alle 22.45, in occasione della festa liturgica dedicata alla Divina Misericordia, ha rivendicato l’autenticità del dipinto chiarendo che il quadro custodito in Polonia in realtà è solo una copia. Nel reportage con immagini inedite, realizzato dal curatore del programma David Murgia, e dal titolo ‘Storia e segreti del vero quadro della Divina Misericordia’ l’Arcivescovo ha sottolineato che “dietro questo quadro c’è una lunga storia durata oltre cinquanta anni e per questo il ‘nostro’ quadro è l’immagine meno conosciuta nel mondo”. Tv2000, dando conto delle diverse paternità rivendicate dalla Lituania e dalla Polonia sul vero quadro del Gesù Misericordioso nato dalla richiesta di Cristo a Santa Faustina Kowalska in un’apparizione, ha ripercorso le vicende incredibili del dipinto che ha dato il via al culto omonimo praticato da milioni di persone. Al momento infatti sono due le immagini al mondo che rappresentano il Gesù Misericordioso su cui da anni è aperta una fervente contesa: il quadro dipinto per la prima volta a Vilnius in Lituania da un artista locale alla presenza di Suor Faustina e quello realizzato da un altro pittore 10 anni dopo nel 1943 nato dal alcune foto dell’originale e che venne posto nel Santuario della Divina Misericordia a Cracovia. Le vicende di questa immagine sono degne di una spy-story che si snoda tra Polonia, Lituania e Bielorussia, in cui si intrecciano guerre, persecuzioni, due regimi totalitari, alcune donne e due artisti. Questo dipinto, infatti, è stato nascosto, sembrava ormai perduto e infine è stato ritrovato. La conservazione nel tempo di questa immagine è da attribuire al meticoloso lavoro di alcune donne coraggiose che sono riuscite a salvare questo dipinto dal nazismo e dal comunismo. Anche a costo di sacrifici e deportazioni. 


sabato 4 ottobre 2025

San Francesco d'Assisi - Commento al Pater Noster

«O santissimo Padre nostro: creatore, redentore, consolatore e salvatore nostro.

Che sei nei cieli: negli angeli e nei santi, illuminandoli alla conoscenza, perché tu, Signore, sei luce, infiammandoli all’amore, perché tu, Signore, sei amore, ponendo la tua dimora in loro e riempiendoli di beatitudine, perché tu, Signore, sei il sommo bene, eterno, dal quale proviene ogni bene e senza il quale non esiste alcun bene.

Sia santificato il tuo nome: sifaccia luminosa in noi la conoscenza di te, affinché possiamo conoscere l’ampiezza dei tuoi benefici, l’estensione delle tue promesse, la sublimità della tua maestà e la profondità dei tuoi giudizi.

Venga il tuo regno: perché tu regni in noi per mezzo della grazia e ci faccia giungere nel tuo regno, ove la visione di te è senza veli,
l’amore di te è perfetto,
la comunione di te è beata,
il godimento di te senza fine.

Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra: affinché ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando a te; con tutta l’anima, sempre desiderando te; con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore; e con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre energie e sensibilità dell’anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per altro; e affinché possiamo amare i nostri prossimi come noi stessi, trascinando tutti con ogni nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei nostri e nei mali soffrendo insieme con loro e non recando nessuna offesa a nessuno.

Il nostro pane quotidiano: il tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, dà a noi oggi: in memoria, comprensione e reverenza dell'amore che egli ebbe per noi e di tutto quello che per noi disse, fece e patì.

E rimetti a noi i nostri debiti: per la tua ineffabile misericordia, per la potenza della passione del tuo Figlio diletto e per i meriti e l'intercessione della beatissima Vergine e di tutti i tuoi eletti.

Come noi li rimettiamo ai nostri debitori: e quello che non sappiamo pienamente perdonare, tu, Signore, fa' che pienamente perdoniamo sì che, per amor tuo, amiamo veramente i nemici e devotamente intercediamo presso di te, non rendendo a nessuno male per male e impegnandoci in te ad essere di giovamento a tutti

E non ci indurre in tentazione: nascosta o manifesta, improvvisa o insistente.

Ma liberaci dal male: passato, presente e futuro.

Gloria al Padre, ecc.».

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