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giovedì 22 maggio 2025

Marco, Capitolo 10, Versetti 17-27

Ed essendo uscito sulla strada, un tale gli corse incontro, e gettandosi in ginocchio davanti a lui gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». Gesù gli disse: Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre. Ma quello rispondendo gli disse: Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza. Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: Una cosa sola ti manca: va', vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi. Quello, rattristatosi a queste parole, se ne andò triste; aveva infatti molti beni. E Gesù, guardandosi attorno, disse ai suoi discepoli: Quanto è difficile che chi a denaro entri nel regno di Dio. I discepoli si stupirono delle sue parole. Ma Gesù rispondendo nuovamente disse loro: Figlioli, quanto è difficile che chi confida nel danaro entri nel regno di Dio. E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli. Essi si meravigliavano ancora di più dicendo tra loro: E chi può salvarsi? Gesù, fissatoli, disse loro: E' impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Tutto infatti è possibile a Dio.

Beda: Un tale aveva udito dal Signore che solo coloro che vogliono essere simili ai bambini sono degni di entrare nel regno dei cieli, e quindi chiede che gli venga spiegato non con parole, ma apertamente, con quali opere meritorie può conseguire la vita eterna.

Teofilatto: Mi meraviglio di questo giovane: mentre tutti gli altri si rivolgevano a Cristo per delle malattie, egli chiede la vita eterna, sebbene sia maligna la passione dell'avarizia, per la quale poi si rattristò.

Crisostomo: Poiché però si era avvicinato a Cristo come a un uomo e a uno dei dottori Giudaici, Cristo gli risponde come uomo; per cui segue: Gesù gli disse: Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Però, dicendo questo, non esclude gli uomini dalla bontà, ma dalla comparazione con la bontà divina.

Beda: Non bisogna pensare che l'unico buono sia il Padre, ma anche il Figlio, che dice (Gv 10,11): «Io sono il buon pastore», e lo Spirito Santo, poiché si dice (Lc 11,13): «Il Padre darà dal cielo lo Spirito buono a chi lo chiede». Infatti l'una e indivisa Trinità, Padre e Figlio e Spirito Santo, è anche il solo e unico Dio buono. Dunque il Signore non nega di essere buono, ma indica di essere Dio; non di essere un maestro buono, ma attesta che non esiste un maestro buono all'infuori di Dio.

Teofilatto: Volle dunque il Signore, con queste parole, innalzare la mente del giovane, affinché lo riconoscesse come Dio. Ma con queste parole insinua anche qualcos'altro: quando devi parlare con qualcuno, non farlo adulando, ma guarda a Dio, radice e fonte della bontà, e a lui presta onore.

Crisostomo:Vale tuttavia la pena di ricercare in che modo abbia amato costui che non l'aveva seguito. Bisogna dire che, quanto alle cose di prima, era degno di amore, avendo osservato fin dalla giovinezza i precetti della legge; né riguardo al rifiuto che fece di una vita perfetta si mostrò poi indegno di questa amicizia; poiché senza aver superato i limiti della natura umana per seguire Cristo, si era mostrato esente dal peccato compiendo la legge secondo la misura ordinaria. È per questa fedeltà alla legge che Cristo l'amò.

Crisostomo: Giustamente il Signore non ha fatto menzione della vita eterna, ma del tesoro, dicendo: e avrai un tesoro nel cielo. Poiché il discorso riguarda le ricchezze e la rinuncia a tute le cose, mostra che egli rende più di quanto aveva comandato di lasciare, come il cielo è più grande della terra.

Segue: E Gesù, guardandosi attorno, disse ai suoi discepoli: Quanto è difficile che chi a denaro entri nel regno di Dio. Teofilatto: Non dice che le ricchezze sono cattive, ma coloro che le hanno per custodirle: conviene infatti non averle, cioè ritenerle o custodirle, ma usarle nelle cose necessarie ed essere a servizio degli uomini. Crisostomo: Infatti prima il Signore disse questo ai discepoli che erano poveri e non possedevano nulla, istruendoli a non vergognarsi della povertà, e come scusandosi ai loro occhi di averli lasciati senza possedere nulla.

Segue: Ma Gesù rispondendo nuovamente disse loro: Figlioli, quanto è difficile che chi confida nel danaro entri nel regno di Dio. Beda: Bisogna notare che non dice: quanto impossibile, ma quanto è difficile, ciò che infatti è impossibile non può accadere in alcun modo, mentre ciò che è difficile lo può con fatica. Crisostomo: Oppure, dicendo difficile mostra che è impossibile, e non puramente e semplicemente, ma con una certa intenzione.

Segue: Essi si meravigliavano ancora di più dicendo tra loro: E chi può salvarsi? Teofilatto: E siccome il numero dei poveri è incomparabilmente più grande di quello dei ricchi, queste parole mostrano che essi contavano nel numero dei ricchi tutti quelli che amano le ricchezze, anche se non avevano potuto acquistarle.

Segue: E Gesù, fissatoli, disse loro: E' impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio. Teofilatto: Ciò non va inteso nel senso che i desiderosi e i superbi entrano con la cupidigia e la superbia, ma è possibile che dalla cupidigia e dalla superbia si convertano alla carità e all'umiltà. Crisostomo: Egli ci presenta ciò come l'opera di Dio per farci comprendere quale bisogno della grazia divina abbia colei che ha una simile vocazione. Dobbiamo concludere che non sia piccola la ricompensa dei ricchi che si sono decisi a seguire la filosofia di Cristo.

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