LibreriadelSanto.it - La prima libreria cattolica online

venerdì 4 gennaio 2019

Matteo, Capitolo 18, Versetti 23-35


Quindi il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Cominciati i conti, gli fu presentato uno che gli doveva diecimila talenti. Non avendo questi con che pagare, il suo padrone comandò che fosse venduto lui e sua moglie e i figli e tutte le cose che aveva, e restituisse. Quel servo però, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: Abbi pazienza con me e ti renderò ogni cosa. Allora il padrone impietositosi di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Uscito però, quel servo trovò un servo come lui che gli doveva cento denari, e tenendolo lo soffocava dicendo: Restituisci quanto devi. Il servo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: Abbi pazienza con me, e ti restituirò ogni cosa. Ma egli non volle, e se ne andò e lo mise in carcere finché non avesse restituito il debito. Ora gli altri servi, vedendo ciò che avveniva, ne furono molto rattristati e vennero e riferirono al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone lo chiamò e gli disse: Servo malvagio, ti ho rimesso tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi dunque anche tu avere pietà del tuo compagno come io ho avuto pietà di te? E il padrone, adirato, lo consegnò agli aguzzini finché non avesse restituito tutto il debito. Così anche il mio Padre celeste farà con ciascuno di voi se non perdonerete di cuore al vostro fratello.

Girolamo: Era molto comune fra i Siriani e soprattutto nella Palestina aggiungere una parabola alle cose che dicevano, così che gli ascoltatori che non potevano conservare nella memoria i precetti semplicemente detti, li conservassero mediante la comparazione e gli esempi.

Origene: Il Signore ci farà rendere conto della nostra vita quando tutti dovremo presentarci davanti al tribunale di Cristo. Non vogliamo dire con questo che egli abbia bisogno di tanto tempo per fare questo conto, poiché il Signore, volendo vagliare le anime di tutti, farà giungere davanti ai loro pensieri, per una virtù ammirabile, il ricordo di tutto ciò che essi hanno fatto in ogni circostanza. Dice poi: Cominciati i conti, poiché inizierà a fare i conti dalla casa di Dio. All’inizio del giudizio gli fu presentato un uomo che gli doveva molti talenti. Egli aveva perduto molto, e sotto il peso di grandi obbligazioni non fece fruttificare nulla. Può darsi che questa moltitudine di talenti che egli perse rappresenti gli uomini che egli perse, e divenne debitore di questa moltitudine di talenti poiché egli seguì quella donna seduta su un talento di piombo il cui nome è iniquità.

Non avendo questi con che pagare, il suo padrone comandò che fosse venduto lui e sua moglie e i figli e tutte le cose che aveva, e restituisse. Agostino: Con ciò si indica che il trasgressore del decalogo deve subire castighi per la sua cupidigia e le sue cattive opere, rappresentate qui dalla moglie e dai figli, poiché questi castighi sono il prezzo: infatti il prezzo dell’uomo venduto è il supplizio dell’uomo condannato.

Crisostomo: Ha però comandato ciò non per crudeltà, ma per un ineffabile effetto. Vuole infatti atterrirlo con queste minacce affinché supplichi e non sia venduto; il che si mostra che avvenne, quando si dice: Quel servo però, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: Abbi pazienza con me e ti renderò ogni cosa.

Remigio: Con queste parole si mostra l’umiliazione e la soddisfazione del peccatore, mentre si dice: gettatosi a terra. Le parole invece: Abbi pazienza con me esprimono la voce del peccatore che chiede il tempo per vivere e lo spazio per correggersi. Infatti è grande la benignità e la clemenza di Dio verso i peccatori convertiti; poiché egli è sempre pronto con il battesimo o la penitenza a rimettere i peccati; per cui segue: Allora il padrone impietositosi di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.

Crisostomo: Vedi la sovrabbondanza dell’amore divino: il servo aveva chiesto solo la dilazione del tempo; egli invece gli diede una cosa più grande di ciò che gli aveva chiesto: la remissione e la concessione di tutto il mutuo. Sin dal principio lo voleva dare, ma non voleva che il dono fosse solo suo, bensì anche della sua supplica, affinché non se ne andasse senza merito personale. Per questo poi, prima di fare i conti, non rimise il debito, poiché volle insegnare da quanto grandi debiti lo liberava, in modo che almeno così divenisse più mansueto con i suoi conservi. E certamente fino a queste cose che sono state dette il suo comportamento fu accettabile: infatti confessò, e promise di rendere il debito, e gettandosi a terra pregò, e conobbe la grandezza del debito. Ma le cose che fece dopo non furono degne delle precedenti; segue infatti: Uscito però, quel servo trovò un servo come lui che gli doveva cento denari.

Crisostomo: La differenza fra i peccati che vengono commessi contro l’uomo e quelli che vengono commessi contro Dio è tanto grande quanto la differenza fra diecimila talenti e cento denari; anzi, molto di più, come risulta dalla differenza delle persone e dalla pochezza di chi pecca. Noi ci asteniamo ed evitiamo di peccare davanti all’uomo che ci vede, e davanti a Dio che ci sta vedendo non cessiamo di peccare, operando e dicendo tutto quello che ci pare senza la minima paura. Non solamente da qui risultano più gravi i peccati che commettiamo contro Dio, ma anche perché li commettiamo abusando dei benefici di cui egli ci ha riempito. Poiché egli ci ha dato l’esistenza e ha creato tutto per noi, ha ispirato in noi un’anima razionale, ci ha mandato il suo Figlio, ci ha aperto il cielo e ci ha fatti suoi figli. Lo ricompenseremmo degnamente anche se morissimo tutti i giorni per lui? In nessun modo: ciò si volgerebbe in definitiva in utilità nostra; e nonostante questo infrangiamo le sue leggi.

E lo mise in carcere finché non avesse restituito il debito. Crisostomo: Vedi la carità del Signore e la crudeltà del servo. Il primo condona i diecimila talenti, e il secondo non vuole condonare cento denari; il servo supplica il suo signore e ottiene il perdono completo di tutto il debito, e al servo che supplica il suo compagno affinché gli lasci almeno il tempo per poter restituire, ciò non è concesso. Si mossero a compassione quelli che non erano debitori; per cui segue: Ora gli altri servi, vedendo ciò che avveniva, ne furono molto rattristati.

Remigio: Bisogna saper che non si legge che quel servo abbia dato qualche risposta al suo padrone; con il che si dimostra che nel giorno del giudizio, e subito dopo questa vita, cesserà ogni argomentazione di scusa.

Crisostomo: E dato che non si fece migliore a causa del beneficio, gli si lascia il castigo perché si corregga; per cui segue: E il padrone, adirato, lo consegnò agli aguzzini finché non avesse restituito tutto il debito. No ha detto semplicemente: lo consegnò, ma adirato. Cosa che non fece quando comandò che fosse venduto; infatti ciò non era degno di ira, ma piuttosto di amore per la correzione; ora invece questa sentenza è di supplizio e di pena. 

Agostino: Dice il Signore (Lc 6,37): <<Perdonate e vi sarà perdonato>>; ora, io ho perdonato per primo, e voi almeno perdonate dopo; poiché se non perdonerete vi tornerò a chiamare, e quanto vi avrò perdonato lo reclamerò. Non Inganna né si inganna Cristo, che ha detto queste parole: Così anche il mio Padre celeste farà con ciascuno di voi se non perdonerete di cuore al vostro fratello. È meglio infatti gridare con la bocca e perdonare nel cuore che essere remissivo con la bocca e crudele nel cuore. Che cosa c’è di così caritatevole con un medico che maneggia uno strumento di ferro? Incrudelisce nella ferita affinché sia curato l’uomo, poiché se si limita a toccarla l’uomo è perduto.


Nessun commento:

Posta un commento

LibreriadelSanto.it - La prima libreria cattolica online