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lunedì 15 luglio 2019

Matteo, Capitolo 22, Versetti 34-40


I farisei, udendo che aveva messo a tacere i sadducei, si radunarono, e uno di loro, dottore della legge, lo interrogò per tentarlo: Maestro, qual è il più grande comandamento nella legge? Gli disse Gesù: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente». Questo è il più grande comandamento. Il secondo poi è simile a questo: «Amerai il prossimo tuo come te stesso». Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti.

Girolamo: Poiché in precedenza i farisei erano stati confutati nella presentazione della moneta, e videro la disfatta dei loro avversari, dovevano con questo essere decisi a non insistere con le insidie; ma per la malevolenza e il livore nutrono l’impudenza, per cui si dice: I farisei, udendo che aveva messo a tacere i sadducei, si radunarono. Crisostomo: Senza dubbio i Farisei si misero d’accordo per mezzo del numero non potendo vincere per mezzo di ragionamenti. Però, appoggiandosi al numero, confessano che non si possono appoggiare alla verità. Dunque dicevano fra sé che parli uno solo per noi, e noi parliamo per mezzo di lui; così che, se vincerà, appariremo come se avessimo vinto tutti, mentre se sarà confuso lo sarà egli solo; per cui segue: e uno di loro, dottore della legge, lo interrogò per tentarlo.

Gli disse Gesù: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Crisostomo: Amerai, dice, non: temerai, poiché amare è di più di temere, e temere è proprio dei servi, mentre amare è proprio dei figli. Il timore procede dalla necessità, l’amore dalla libertà. Colui che serve Dio per timore evita il castigo in verità, però non ha la grazia della santità, dato che, obbligato, pratica il bene per paura. Dio dunque non vuole essere servito dall’uomo in maniera servile e come un padrone, ma essere amato come un padre, dato che ha concesso agli uomini lo spirito di adozione. E amare Dio con tutto il cuore è tanto come non avere il proprio cuore inclinato all’amore di qualche cosa, ma all’amore di Dio. Amare Dio con tutta l’anima è avere come conoscimento certissimo della verità e stare fermi nella fede. Pertanto una cosa è l’amore del cuore, un’altra l’amore dell’anima. L’amore del cuore è carnale in un certo senso, così da amare Dio anche con la carne; e non possiamo fare ciò senza astenerci dalle cose terrene. Pertanto l’amore del cuore si sente nel cuore, ma l’amore dell’anima non lo si sente, ma lo si comprende, poiché consiste nel giudizio dell’anima. Colui che crede che tutto il bene sta in Dio e nulla di buono c’è fuori di lui, questi lo ama con tutta la sua anima. Amare Dio con tutta la mente è come consacrargli tutti i propri sentimenti; colui il cui intendimento serve Dio, la cui sapienza si fissa in Dio, la cui intelligenza si occupa delle cose di Dio, e la cui memoria ricorda le cose buone, può dirsi che ama Dio con tutta la sua mente.

Agostino: Oppure diversamente. Ci si domanda che si ami Dio con tutto il cuore, cioè con tutti i tuoi pensieri; con tutta l’anima, cioè con tutta la tua vita; con tutta la tua mente perché consacri tutto il tuo intendimento a colui dal quale hai ricevuto tutte queste cose. Non rimane parte alcuna della nostra vita che debba stare oziosa e che voglia godere di altre cose. Pertanto, qualsiasi altra cosa che vogliamo amare sia diretta al punto che deve fissarsi tutta la forza del nostro amore. Un uomo è molto buono quando si inclina con tutte le sue forze al bene immutabile.

Agostino: E’ evidente che ogni uomo va considerato come prossimo, dato che nessuno si deve operare male. D’altra parte, se si chiama rettamente prossimo colui a cui dobbiamo dispensare o da cui dobbiamo ricevere uffici di carità, si dimostra che in questo precetto, per mezzo del quale ci si comanda di amare il prossimo, sono compresi anche i santi Angeli, dai quali riceviamo tanti uffici di carità quanti possiamo vedere facilmente nelle Scritture. E per questo anche nostro Signore stesso vuole essere chiamato prossimo, poiché fa capire che egli stesso aiutò quel bisognoso che si trovava mezzo morto e steso sul cammino.

Ilario: Il fatto che il secondo comandamento sia simile al primo dimostra che è lo stesso il procedere e il merito dell’uno e dell’altro, poiché non dà profitto per la salvezza amare Dio senza Cristo o Cristo senza Dio.

Origene: Colui che ha compiuto tutto ciò che è comandato rispetto all’amore di Dio e del prossimo è degno di ricevere grazie divine, in modo che comprenda tutta la legge e i Profeti.


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