Ed entrò a Gerusalemme nel tempio, e dopo aver guardato ogni cosa all'intorno, essendo già sera, uscì verso Betania con i Dodici. E il giorno seguente, uscendo da Betània, ebbe fame; e avendo visto da lontano un fico con le foglie, si avvicinò per vedere se per caso trovasse qualche cosa. E giunto ad esso, non trovò altro che foglie; non era infatti il tempo dei fichi. E rispondendo gli disse: Nessuno possa più mangiare i tuoi frutti. E i suoi discepoli lo udivano.
Beda: Avvicinandosi il tempo della Passione, il Signore volle avvicinarsi al luogo della passione, per mostrare con ciò che subiva la morte di sua volontà; per cui si dice: Ed entrò a Gerusalemme nel tempio. Venendo al tempio appena entrato in città, egli diede un esempio di ciò che deve essere la nostra religione, e ci insegnò che, quando entriamo in un luogo ne quale si trova una casa di preghiera, è innanzitutto a questa che dobbiamo dirigere i nostri passi. Dobbiamo notare, inoltre, che il Signore fu così povero e così poco adulato che in una grande città non trovò nessun ospite e nessuna dimora, ma abitava solo in un piccolo podere con Lazzaro e le sue sorelle, e quel piccolo villaggio è Betania. Per cui segue, e dopo aver guardato ogni cosa all'intorno, se qualcuno lo prendesse come ospite, essendo già sera, uscì verso Betania con i Dodici. E questo non lo fece una volta sola, ma per tutti i cinque giorni da quando era salito a Gerusalemme fino al tempo della passione era solito far così, in modo da insegnare ogni giorno nel tempio, e uscendo di notte dimorare sul monte Oliveto.
Segue: E il giorno seguente, uscendo da Betània, ebbe fame; e avendo visto da lontano un fico con le foglie, si avvicinò per vedere se per caso trovasse qualche cosa. Crisostomo: […] E' manifesto che ciò è detto secondo il sospetto dei discepoli, i quali pensavano che per questo motivo Cristo si accostasse al fico; e che il fico venisse maledetto perché in esso non trovò frutto. Infatti segue: E giunto ad esso, non trovò altro che foglie; non era infatti il tempo dei fichi. E rispondendo gli disse: Nessuno possa più mangiare i tuoi frutti. Maledice dunque il fico a motivo dei discepoli, affinché confidino. Poiché infatti ovunque elargiva dei benefici, e non puniva nessuno, bisognava che mostrasse anche la sua potenza punitiva, affinché comprendessero che potava dissecare anche i Giudei che lo perseguitavano; non volle mostrare ciò negli uomini, per cui diede il segno della sua capacità punitiva in una pianta; per cui si mostra che soprattutto per questo motivo si era accostato al fico, non per la fame. Chi infatti ignora che di mattina non si è stimolati da una tale fame? E perché non avrebbe potuto mangiare prima di uscire di casa? Né si può dire che la vista del frutto suscitasse in lui l'appetito: infatti non era il tempo dei fichi. Se poi aveva fame, perché no cercava dell'altro da mangiare, ma solo il frutto del fico che non poteva dare frutto fuori dal tempo? Da ciò dunque si può facilmente arguire che voleva mostrare la propria virtù, affinché gli animi non venissero infranti nella sua passione.
Beda: Come poi parla in parabole, così anche opera. Cercò il frutto nel fico avendo fame pur sapendo pur sapendo che non era ancora il tempo, e tuttavia lo condannò a una perpetua sterilità per mostrare che il popolo dei Giudei, a motivo delle foglie, cioè delle parole di giustizia, che aveva senza frutto, cioè senza opere buone, non poteva salvarsi, ma essere tagliato e gettato nel fuoco. Avendo dunque fame, cioè desiderando la salvezza del genere umano, vide un fico, cioè il popolo giudeo, che aveva le foglie, cioè le parole della legge e dei Profeti, e cercò di fargli produrre i frutti delle buone opere con il suo insegnamento, i suoi rimproveri, i miracoli, ma non ne trovò e quindi lo condannò. Anche tu, se non vuoi essere condannato da Cristo nel giudizio, bada di non essere un albero sterile, ma piuttosto offri a Cristo povero il frutto di pietà di cui hai bisogno.
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