Gesù disse ai suoi discepoli: In verità vi dico che un ricco difficilmente
entrerà nel regno dei cieli. E ancora vi dico: è più facile che un cammello
passi per la cruna di un ago piuttosto che un ricco entri nel regno dei cieli.
Udito ciò, i discepoli si stupirono molto dicendo: Chi dunque potrà essere
salvo? Ma guardandoli Gesù disse loro: Presso gli uomini ciò è impossibile, ma «presso
Dio tutto è possibile».
Crisostomo: Il Signore non disse queste cose per condannare
le ricchezze, ma coloro che sono schiavi di esse, e ammonendo i discepoli che
erano poveri a non vergognarsi della povertà.
Ilario: Non è infatti un crimine vere ricchezze, ma bisogna
che nel loro possesso ci sia moderazione. Infatti come si può attendere alle
necessità dei santi se non rimane nulla da dare?
Rabano: Certo, fra avere del denaro e amare il denaro vi è
una certa distanza; è più sicuro però né avere né amare le ricchezze.
Girolamo: Poiché però le ricchezze possedute difficilmente
vengono disprezzate, non disse che è impossibile a un ricco entrare nel regno
dei cieli, ma difficile. Quando si parla di difficoltà, non si intende un’impossibilità,
ma si indica una rarità.
Ilario: E’ una preoccupazione pericolosa il voler arricchirsi,
e un incarico molto pesante per l’innocenza l’occuparsi dell’aumento delle
ricchezze; infatti non si acquisiscono servendo Dio i beni del mondo senza
esporsi ai vizi del mondo. Per questo è difficile che un ricco entri nel regno
dei cieli.
E ancora vi dico: è più facile che un cammello passi per la cruna di un
ago piuttosto che un ricco entri nel regno dei cieli. Girolamo: Secondo ciò nessuno dei ricchi sarà salvo. Però,
se leggiamo Isaia, vedremo come i cammelli di Madian e di Efa giungono a
Gerusalemme carichi di doni e offerte, e come quelli che in un altro tempo
erano curvati e distorti sotto il peso dei vizi entrano per le porte di
Gerusalemme; e vedremo anche come questi cammelli, simbolo dei ricchi, quando
hanno scaricato il pesante carico dei vizi e di tutte le depravazioni sensuali,
possono entrare per l’angusto e difficile cammino che conduce alla vita.
Crisostomo: In questo luogo si paragonano le anime dei
Gentili ai cammelli tortuosi sopra i quali stava la gobba dell’idolatria,
poiché solo la conoscenza di Dio raddrizza le anime. L’ago poi è il Figlio di
Dio, la cui prima parte è sottile secondo la divinità, mentre l’altra è più
grossa secondo la sua incarnazione. Tutto l’ego però è dritto e non basta e non
ha alcuna curvatura, e per la ferità della sua passione le Genti sono entrate
nella vita eterna. Con quest’ago è stata cucita la tunica dell’immortalità;
esso è l’ago che unisce la carne allo spirito; quest’ago ha congiunto il popolo
Giudeo Giudeo e le Genti; quest’ago ha fatto stringere l’amicizia fra gli
Angeli e gli uomini. È più facile dunque che i Gentili passino per il foro dell’ago
piuttosto che i ricchi Giudei entrino nel regno dei cieli. Infatti, se con
tanta difficoltà le nazioni sono separate dal culto irragionevole degli idoli,
non ci sarà molta più difficoltà a separare i Giudei dal culto ragionevole di
Dio?
Gregorio: Con la parola ricco si indica ogni uomo
orgoglioso, e con la parola cammello si fa intendere la condiscendenza del Signore.
Il cammello entra nella cruna dell’ago dal momento in cui il nostro Redentore
penetrò fino alla morte attraverso la porta stretta della passione; che fu come
un ago che punse il suo corpo col dolore. Più facilmente poi il cammello entra
nella cruna dell’ago che il ricco nel regno dei cieli, poiché se prima egli non
ci avesse mostrato la forma dell’umiltà mediante la sua passione, mai la nostra
superba rigidezza si sarebbe inclinata verso la sua umiltà.
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