Vi dico poi che chiunque rimanderà sua moglie, se non per fornicazione,
e ne sposerà un'altra, commette adulterio; e chi sposa la ripudiata, commette
adulterio.
Origene: Qualcuno forse dirà che Gesù, dicendo: chiunque rimanderà sua moglie, se non per
fornicazione, permise di rimandare la moglie, come Mosè, che secondo le sue
parole aveva comandato questo per la durezza di cuore dei Giudei. Ma a ciò
bisogna rispondere che secondo la legge l’adultera viene lapidata, non secondo
ciò si intende la cosa turpe per la quale Mosè permette il libello di ripudio:
infatti nel caso dell’adulterio non occorreva dare il libello di ripudio. Ma
forse Mosè chiamò cosa turpe ogni colpa della donna: se in lei viene trovata,
comparta la scrittura del libello di ripudio. Bisogna però chiedersi: se
comanda di rimandare la donna per la sola causa della fornicazione, che succede
se la donna non ha formicato ma ha fatto qualcosa di più grave? Se per esempio
prepara veleni o uccide i figli? Ma il Signore spiegando la cosa ha detto in un
altro luogo (5, 32): <<Chi la rimanderà, eccetto la causa della
fornicazione, la fa diventare adultera>>, dandole l’occasione delle
seconde nozze.
Girolamo: Quindi la sola fornicazione è quella che vince l’affetto
della moglie; anzi, poiché ella ha diviso l’unità della carne e si è separata
dal marito per la fornicazione, non deve essere temuta, perché non cada dal
marito la maledizione, in base alle parole della Scrittura: (Pr 18, 22): <<Chi tiene un’adultera
è stolto ed empio>>.
Crisostomo: Come infatti è crudele e iniquo colui che
rimanda una donna casta, così è fatuo e iniquo chi trattiene una meretrice:
infatti chi cela il peccato della moglie è patrono della turpitudine.
Agostino: Tuttavia, dopo la consumazione e la purificazione di un adultero, la riconciliazione degli sposi non deve presentare ostacoli, né essere vista come vergognosa, là dove, per il potere delle chiavi del regno dei cieli, non si deve dubitare della remissione dei peccati: non che si debba revocare l’adulterio dopo il divorzio pronunciato dal marito, ma non si deve più chiamare adultera quella che è stata unita a Cristo.
Crisostomo: Ogni cosa perisce per le stesse cause che l’hanno
fatta nascere. Non è l’atto del matrimonio che costituisce l’unione coniugale,
ma la volontà; di conseguenza non è la separazione del corpo che la distrugge,
ma la separazione della volontà. È per questo chi rimanda la propria moglie e
non ne prende un’altra resta il marito di questa prima; poiché sebbene separati
nel corpo, restano congiunti nella volontà; è solo quando ne ha presa un’altra
che ha rimandato del tutto la prima. Per questo il Signore non dice: chi
rimanda commette adulterio, ma: chi sposa
un’altra.
Rabano: Vi è dunque una sola causa carnale, cioè la
fornicazione, e una spirituale, cioè il timore di Dio, perché la moglie venga
rimandata. Non vi è invece nessuna causa perché, vivendo quella che è stata
lasciata, ne venga presa in moglie un’altra.
Girolamo: Poteva accadere che una calunniasse la moglie
innocente, e che a causa di un secondo matrimonio immaginasse un crimine della
sua prima moglie. È per questo che ordina di rinviare la prima moglie senza
prenderne una seconda finché quella vive. Inoltre, poiché poteva accadere che
in virtù della stessa legge una donna intimasse il divorzio a suo marito, la
stessa precauzione è presa perché essa non possa prendere un secondo marito; e
poiché una meretrice, e quella che è stata una volta adultera, non teme l’obbrobrio,
è detto al suo secondo marito di non prenderla in moglie; e se lo fa è sotto il
crimine di adulterio, per cui segue: e
chi sposa la ripudiata, commette adulterio.
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