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martedì 22 gennaio 2019

Matteo, Capitolo 19, Versetti 16-22


Ed ecco che uno, accostandosi, gli disse: Maestro buono, che cosa devo fare di bene per avere la vita eterna? Egli disse: Perché mi interroghi sul bene? Uno solo è buono, Dio. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti. Gli disse: Quali? Gesù gli disse: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, onora tuo padre e tua madre», e «amerai il prossimo tuo come te stesso». Gli dice l’adolescente: Tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza; che cosa mi manca ancora? Gli disse Gesù: Se vuoi essere perfetto và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi». Ma l’adolescente, udite queste parole, se ne andò via triste: aveva infatti molti beni.

Agostino: Sembra che ci sia una certa differenza, poiché qui secondo Matteo si dice: Perché mi interroghi sul bene?, mentre secondo altri (Mc 10, 18; Lc 18, 19) si dice: «Perché mi chiami buono?». Infatti Perché mi interroghi sul bene? Si riferisce maggiormente a ciò che egli chiese: «Che cosa devo fare di bene?». Qui infatti a nominato il bene e c’è l’interrogazione. Invece Maestro buono non è ancora un’interrogazione. Facilissimamente dunque si intende che furono dette entrambe le parole: «Perché mi chiami buono?» e interroghi sul bene?

Agostino: Poiché egli cercava la vita eterna (e la vita eterna sta in quella contemplazione nella quale si vede Dio non per castigo, ma per la gioia eterna) e non intendeva con chi stava parlando, Poiché lo riteneva soltanto Figlio dell’uomo, per questo dice: Perché mi interroghi sul bene, e mi chiami, secondo quanto vedi, Maestro Buono? Questa forma del figlio dell’uomo apparirà nel giudizio, non solo per i giusti, ma anche per gli empi; e la stessa visione sarà per loro un male, poiché sarà penale. C’è però una visione della mia forma nella quale sono uguale a Dio. Quell’unico Dio dunque che è Padre e Figlio e Spirito Santo, egli solo è buono, poiché nessuno lo vede con lutto e pianto, ma solo con la salvezza e la letizia vera.

Girolamo: Il nostro Salvatore non rifiuta la definizione di bontà che gli dà il ragazzo, però rifiuta l’errore di essere Maestro senza essere Dio.

Crisostomo: Ma che utilità c’è a rispondergli in questa maniera? Per guadagnarlo a poco a poco in questo modo; così gli insegna a liberarsi dall’adulazione e a ritirarsi dalle cose terrene, persuadendo a unirsi a Dio cercando le cose dell’altra vita e conoscendo colui che è il vero bene, la radice e la fonte di ogni cosa buona.

Remigio: Gesù, quasi condiscendendo a un malato, clementissimamente espose i precetti della legge; per cui segue: Gesù gli disse: non uccidere; e la spiegazione di questi precetti è la sentenza che esegue, con la quale si dice: e amerai il prossimo tuo come te stesso. Infatti l’Apostolo dice (Rm 13, 8): «chi ama il suo prossimo ha adempito la legge». Però bisogna chiedersi: perché il Signore ha ricordato solo i precetti della seconda tavola? Forse perché costui era impegnato nell’amore di Dio, oppure perché l’amore del prossimo è un gradino per salire all’amore di Dio.

Remigio: Il Signore mostra in quale modo coloro che vogliono essere perfetti nella grazia possono giungere alla perfezione: per cui segue: Gli disse Gesù: Se vuoi essere perfetto và, vendi quello che hai e dallo ai poveri. Bisogna notare queste parole: infatti non dice: va’ e mangia tutto quello che hai, ma va’ e vendi. E non dice: alcune cose, come fecero Anania e Saffira, ma tutto. E bene aggiunge: che hai; abbiamo infatti quelle cose che possediamo giustamente. Quelle cose dunque che sono possedute giustamente vanno vendute; quelle invece che sono possedute ingiustamente vanno restituite a coloro ai quali appartenevano. E non dice: dà ai vicini o ai ricchi dai quali riceverai cose simili, ma dallo ai poveri.

Agostino: E non bisogna considerare in quali monasteri o in quale luogo uno da ciò che aveva ai fratelli indigenti, poiché una sola è la società dei Cristiani. Quindi se uno riceve ciò di cui necessita, lo riceve da colui che appartiene a Cristo, in qualsiasi luogo costui lo abbia elargito.

Rabano: Ecco che abbiamo udito due vite proposte agli uomini, l’attiva, alla quale appartiene; Non uccidere, e gli altri comandamenti della legge; e la contemplativa, alla quale appartiene: Se vuoi essere perfetto. L’attiva appartiene alla Legge, la contemplativa al Vangelo: poiché come l’Antico Testamento precedette il nuovo, così l’azione buona precede la contemplazione.

Origene: […] Colui che cambiò le sue ricchezze con la povertà per farsi perfetto sarà aiutato dalla fede che ha nelle parole di Cristo in modo da poter giungere a essere saggio in Cristo, giusto e casto e senza lacuna passione; non però così chi divenga subito del tutto perfetto nel momento in cui dà i suoi beni ai poveri, ma da quel giorno la riflessione di Dio comincerà a condurlo a tutte le virtù […].


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