Quindi il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i
suoi servi. Cominciati i conti, gli fu presentato uno che gli doveva diecimila
talenti. Non avendo questi con che pagare, il suo padrone comandò che fosse
venduto lui e sua moglie e i figli e tutte le cose che aveva, e restituisse.
Quel servo però, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: Abbi pazienza con me e
ti renderò ogni cosa. Allora il padrone impietositosi di quel servo, lo lasciò
andare e gli condonò il debito. Uscito però, quel servo trovò un servo come lui
che gli doveva cento denari, e tenendolo lo soffocava dicendo: Restituisci
quanto devi. Il servo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: Abbi pazienza con
me, e ti restituirò ogni cosa. Ma egli non volle, e se ne andò e lo mise in
carcere finché non avesse restituito il debito. Ora gli altri servi, vedendo
ciò che avveniva, ne furono molto rattristati e vennero e riferirono al loro
padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone lo chiamò e gli disse: Servo
malvagio, ti ho rimesso tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi dunque
anche tu avere pietà del tuo compagno come io ho avuto pietà di te? E il
padrone, adirato, lo consegnò agli aguzzini finché non avesse restituito tutto
il debito. Così anche il mio Padre celeste farà con ciascuno di voi se non
perdonerete di cuore al vostro fratello.
Girolamo: Era molto comune fra i Siriani e soprattutto nella
Palestina aggiungere una parabola alle cose che dicevano, così che gli
ascoltatori che non potevano conservare nella memoria i precetti semplicemente
detti, li conservassero mediante la comparazione e gli esempi.
Origene: Il Signore ci farà rendere conto della nostra vita
quando tutti dovremo presentarci davanti al tribunale di Cristo. Non vogliamo
dire con questo che egli abbia bisogno di tanto tempo per fare questo conto,
poiché il Signore, volendo vagliare le anime di tutti, farà giungere davanti ai
loro pensieri, per una virtù ammirabile, il ricordo di tutto ciò che essi hanno
fatto in ogni circostanza. Dice poi: Cominciati
i conti, poiché inizierà a fare i conti dalla casa di Dio. All’inizio del
giudizio gli fu presentato un uomo che gli doveva molti talenti. Egli aveva
perduto molto, e sotto il peso di grandi obbligazioni non fece fruttificare
nulla. Può darsi che questa moltitudine di talenti che egli perse rappresenti
gli uomini che egli perse, e divenne debitore di questa moltitudine di talenti
poiché egli seguì quella donna seduta su un talento di piombo il cui nome è
iniquità.
Non avendo questi con che pagare, il suo padrone comandò che fosse
venduto lui e sua moglie e i figli e tutte le cose che aveva, e restituisse.
Agostino: Con ciò si indica
che il trasgressore del decalogo deve subire castighi per la sua cupidigia e le
sue cattive opere, rappresentate qui dalla moglie e dai figli, poiché questi
castighi sono il prezzo: infatti il prezzo dell’uomo venduto è il supplizio
dell’uomo condannato.
Crisostomo: Ha però comandato ciò non per crudeltà, ma per
un ineffabile effetto. Vuole infatti atterrirlo con queste minacce affinché
supplichi e non sia venduto; il che si mostra che avvenne, quando si dice: Quel servo però, gettatosi a terra, lo
pregava dicendo: Abbi pazienza con me e ti renderò ogni cosa.
Remigio: Con queste parole si mostra l’umiliazione e la
soddisfazione del peccatore, mentre si dice: gettatosi a terra. Le parole invece: Abbi pazienza con me esprimono la voce del peccatore che chiede il
tempo per vivere e lo spazio per correggersi. Infatti è grande la benignità e
la clemenza di Dio verso i peccatori convertiti; poiché egli è sempre pronto
con il battesimo o la penitenza a rimettere i peccati; per cui segue: Allora il padrone impietositosi di quel
servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Crisostomo: Vedi la sovrabbondanza dell’amore divino: il
servo aveva chiesto solo la dilazione del tempo; egli invece gli diede una cosa
più grande di ciò che gli aveva chiesto: la remissione e la concessione di
tutto il mutuo. Sin dal principio lo voleva dare, ma non voleva che il dono fosse
solo suo, bensì anche della sua supplica, affinché non se ne andasse senza
merito personale. Per questo poi, prima di fare i conti, non rimise il debito,
poiché volle insegnare da quanto grandi debiti lo liberava, in modo che almeno
così divenisse più mansueto con i suoi conservi. E certamente fino a queste
cose che sono state dette il suo comportamento fu accettabile: infatti
confessò, e promise di rendere il debito, e gettandosi a terra pregò, e conobbe
la grandezza del debito. Ma le cose che fece dopo non furono degne delle
precedenti; segue infatti: Uscito però,
quel servo trovò un servo come lui che gli doveva cento denari.
Crisostomo: La differenza fra i peccati che vengono commessi
contro l’uomo e quelli che vengono commessi contro Dio è tanto grande quanto la
differenza fra diecimila talenti e cento denari; anzi, molto di più, come
risulta dalla differenza delle persone e dalla pochezza di chi pecca. Noi ci
asteniamo ed evitiamo di peccare davanti all’uomo che ci vede, e davanti a Dio
che ci sta vedendo non cessiamo di peccare, operando e dicendo tutto quello che
ci pare senza la minima paura. Non solamente da qui risultano più gravi i
peccati che commettiamo contro Dio, ma anche perché li commettiamo abusando dei
benefici di cui egli ci ha riempito. Poiché egli ci ha dato l’esistenza e ha
creato tutto per noi, ha ispirato in noi un’anima razionale, ci ha mandato il
suo Figlio, ci ha aperto il cielo e ci ha fatti suoi figli. Lo ricompenseremmo
degnamente anche se morissimo tutti i giorni per lui? In nessun modo: ciò si
volgerebbe in definitiva in utilità nostra; e nonostante questo infrangiamo le
sue leggi.
E lo mise in carcere finché non avesse restituito il debito. Crisostomo: Vedi la carità del
Signore e la crudeltà del servo. Il primo condona i diecimila talenti, e il
secondo non vuole condonare cento denari; il servo supplica il suo signore e
ottiene il perdono completo di tutto il debito, e al servo che supplica il suo
compagno affinché gli lasci almeno il tempo per poter restituire, ciò non è
concesso. Si mossero a compassione quelli che non erano debitori; per cui
segue: Ora gli altri servi, vedendo ciò
che avveniva, ne furono molto rattristati.
Remigio: Bisogna saper che non si legge che quel servo abbia
dato qualche risposta al suo padrone; con il che si dimostra che nel giorno del
giudizio, e subito dopo questa vita, cesserà ogni argomentazione di scusa.
Crisostomo: E dato che non si fece migliore a causa del
beneficio, gli si lascia il castigo perché si corregga; per cui segue: E il padrone, adirato, lo consegnò agli
aguzzini finché non avesse restituito tutto il debito. No ha detto
semplicemente: lo consegnò, ma adirato. Cosa che non fece quando
comandò che fosse venduto; infatti ciò non era degno di ira, ma piuttosto di
amore per la correzione; ora invece questa sentenza è di supplizio e di pena.
Agostino: Dice il Signore (Lc 6,37): <<Perdonate e vi sarà perdonato>>;
ora, io ho perdonato per primo, e voi almeno perdonate dopo; poiché se non
perdonerete vi tornerò a chiamare, e quanto vi avrò perdonato lo reclamerò. Non
Inganna né si inganna Cristo, che ha detto queste parole: Così anche il mio Padre celeste farà con ciascuno di voi se non
perdonerete di cuore al vostro fratello. È meglio infatti gridare con la
bocca e perdonare nel cuore che essere remissivo con la bocca e crudele nel
cuore. Che cosa c’è di così caritatevole con un medico che maneggia uno
strumento di ferro? Incrudelisce nella ferita affinché sia curato l’uomo,
poiché se si limita a toccarla l’uomo è perduto.
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