Il Catechismo del Concilio di Trento detto anche Catechismo tridentino o Catechismo romano è un catechismo rivolto ai sacerdoti (ad parochos)
promulgato ufficialmente dalla Chiesa cattolica riunita durante il
Concilio di Trento del XVI secolo; aveva lo scopo di fornire un manuale
autorevole che fosse base per gli insegnamenti dei sacerdoti ai fedeli
laici e che contribuisse ad affermare la dottrina cattolica contro la
Riforma protestante.
Storia
L'esplosione
della Riforma protestante nel XVI secolo e le nuove tecnologie della
stampa fecero si che un gran quantitativo di trattati teologici popolari
e catechismi si diffondesse in Europa, gran parte dei quali
promulgavano dottrine in aperto contrasto con la Chiesa cattolica e da
questa considerate eretiche. I parroci ed i sacerdoti più a diretto
contatto con il popolo spesso non avevano le conoscenze teologiche
necessarie a contrastare gli ideali riformatori che si diffondevano
rapidamente e portavano molti fedeli lontano dalla chiesa di Roma.
Nelle
discussioni in seno al concilio ecumenico di Trento emerse la volontà
di riunire in un unico testo ufficiale le basi di tutti gli insegnamenti
della Chiesa Cattolica: Mossi da tale stato di cose i Padri del
Concilio Ecumenico Tridentino, con il vivo desiderio di adottare qualche
rimedio salutare per un male così grave e pernicioso, non si limitarono
a chiarire con le loro definizioni i punti principali della dottrina
cattolica contro tutte le eresie dei nostri tempi, ma decretarono anche
di proporre una certa formula e un determinato metodo per istruire il
popolo cristiano nei rudimenti della fede, da adottare in tutte le
chiese da parte di coloro cui spetta l'ufficio di legittimi pastori e
insegnanti. (prefazione del Catechismo, 4)
Questa
decisione fu presa nel corso della diciottesima sessione del concilio
(26 febbraio 1562) su suggerimento del cardinale San Carlo Borromeo che
desiderava ardentemente una riforma del clero. Papa Pio IV affidò la
composizione del catechismo a quattro eminenti teologi: l'arcivescovo
Leonardo Marino di Lanciano, Muzio Calidi di Zara, il vescovo di Modena
Egidio Foscarini e il domenicano portoghese Francisco Fureiro; la
supervisione del lavoro fu compito di tre cardinali. Borromeo
supervisionò la redazione del testo originale italiano che grazie ai
suoi sforzi fu terminato nel 1564, quindi fu riesaminato dal cardinal
Guglielmo Sirleto e tradotto in latino da due famosi umanisti: Paulus
Manutius e Julius Pogianus.
La pubblicazione
avvenne contemporaneamente in latino ed italiano nel 1566 su ordine di
Papa Pio V con il titolo "Catechismus ex decreto Concilii Tridentini ad
parochos Pii V oussu editus, Romae, 1566" (in-folio). Il concilio ordinò
le traduzioni in tutte le altre lingue (Sess. XXIV, "De Ref.", c. vii).
Contenuto
Il
concilio intese il catechismo come il manuale ufficiale per
l'istruzione popolare, il settimo canone, "De Reformatione" (Sess. XXIV)
recita: "Perché il fedele possa avvicinarsi ai sacramenti maggior
reverenza e devozione, il Santo Sinodo incarica tutti i vescovi che li
amministrano a spiegare i gesti e le usanze in modo che adatto alla
comprensione del popolo; devono inoltre osservare che i propri parroci
osservino la stessa regola con pietà e prudenza, facendo uso per le loro
spiegazioni, dove necessario e conveniente, della lingua volgare; e
siano conformi alle prescrizioni del Santo Sinodo nei loro insegnamenti
(catechesi) per i vari Sacramenti: i vescovi devono accertarsi che tutti
questi insegnamenti siano accuratameente tradotti in lingua volgare e
spiegati da ogni parroco ai fedeli...".
Nelle
intenzioni della Chiesa il catechismo, benché scritto primariamente per i
parroci, fu inteso anche come uno schema fisso e stabile di
insegnamenti per i fedeli, specialmente riguardo alla grazia; per questo
compito il lavoro segue fedelmente le definizioni dogmatiche del
concilio.
Il testo è diviso in quattro parti:
- La Fede ed il suo Simbolo;
- I Sacramenti
- I precetti del Decalogo
- L'Orazione ed in particolare il Padre Nostro
Sono
presenti in esso punti non trattati durante il concilio, quali il
primato del papa e il Limbo ed è completamente assente la dottrina delle
Indulgenze che è indicata nel "Decretum de indulgentiis", Sess. XXV.
I
vescovi si affrettarono a diffondere in ogni modo il nuovo catechismo,
sia leggendolo essi stessi per memorizzarlo che esortando i sacerdoti a
discutere su di esso in ogni loro raduno e a utilizzarlo per
l'istruzione dei fedeli.
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