L'antica “Passio”, attribuita a San Giovanni Damasceno, racconta che
Pietro era sacerdote a Capitolías, nella regione della Batanea (Basán,
oggi Israele). Era sposato e aveva tre figli, a 30 anni si sentì
chiamato a una vita di solitudine, e con il consenso della moglie si
ritirò in un eremo, dopo aver collocato le sue due figlie maggiori in un
monastero fuori città. Quando il figlio aveva dodici anni, lo ospitò in
una cella accanto alla sua, per dargli lui stesso una formazione
spirituale.
Quando il nostro santo raggiunse l'età di 60 anni,
si ammalò, perdendo la speranza di morire martire, ma fece un tentativo:
mandò a chiamare i notai musulmani tramite il suo servo per dettare il
testamento in sua presenza, poi fece una pubblica confessione di fede
cristiana, lanciando violente invettive contro l'Islam. I musulmani
scontenti, invece di ucciderlo immediatamente, decisero di ignorarlo,
vedendo le sue condizioni. Poco dopo arrivò la notizia della sua morte,
cosa, non vera, e al contrario Pietro si riprese miracolosamente e
iniziò a predicare pubblicamente in piazza.
La domanda viene
alle orecchie del principe Walid I, che processò Pietro e gli offrì
l'assoluzione in cambio dell'apostasia. Poiché l'accusato non negò la
sua fede, lui ei suoi figli furono condannati a morte. La pena fu
applicata nella sua città di Capitolías e consisteva nell'applicazione
di tremende torture, dal 10 gennaio al 13 gennaio: fu mutilato,
accecato, appeso a una croce e infine decapitato.
MARTIROLOGIO ROMANO. A
Capitolíade nella Batanea, in Siria, san Pietro, sacerdote e martire:
accusato davanti al capo dei Saraceni Walid di insegnare apertamente per
le strade la fede di Cristo, fu amputato della lingua, delle mani e dei
piedi e, appeso alla croce, coronò la sua vita con il martirio che
aveva ardentemente desiderato.
Fonte: https://www.santodelgiorno.it/san-pietro-di-capitolias/
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