Il vero Cattolico è fiero e orgoglioso delle Sante
Crociate con cui i nostri antenati si sono coperti di gloria e santità.
Chi parla male delle Sante Crociate o è un eretico e apostata, o è un
ignorante, o fa parte dei "ciechi guidati da ciechi", di cui parla Gesù
nel Vangelo di san Matteo, capitolo 15.
Le sante Crociate sono state
fatte da Santi, e da santi Papi. Io ascolto e seguo l'esempio dei Santi
della vera Chiesa Cattolica, non seguirò MAI i latrati degli eretici e
apostati seguaci della massoneria, del satanismo, e del finto pacifismo
suicida degli apostati!
Andate a leggervi le vite dei santi: san Pio V, san Bernardo di Chiaravalle, san Giovanni da Capistrano, san Marco d'Aviano, san Francesco d'Assisi (che andò a predicare ai Crociati, benedicendo le loro armi, e andò dal sultano dicendogli che l'unica religione vera è quella Cattolica, e che si doveva convertire, perchè l'islam è una falsa religione (leggete le biografie ufficiali di san Francesco, come i Fioretti, o la biografia di frà Tommaso da Celano, edita dalle Edizioni Porziuncola- santa Maria degli Angeli)), san Giacomo di Compostela, e un'infinità di altri santi...
Ecco che dice la dottrina della Chiesa:
dal Catechismo della Chiesa Cattolica:
2265 La legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l'ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi detentori dell'autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità.
2267 L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani.
2308 « Fintantoché esisterà il pericolo della guerra e non ci sarà un'autorità internazionale competente, munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa ».
2310 Coloro che si dedicano al servizio della patria nella vita militare sono servitori della sicurezza e della libertà dei popoli. Se rettamente adempiono il loro dovere, concorrono veramente al bene comune della nazione e al mantenimento della pace. 209
-Documento conciliare "Gaudium et Spes" (79): «fintantoché esisterà il pericolo della guerra […] una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa. I capi di Stato e coloro che condividono la responsabilità della cosa pubblica hanno dunque il dovere di tutelare la salvezza dei popoli che sono stati loro affidati […]. Coloro poi che al servizio della patria esercitano la loro professione nelle file dell'esercito, si considerino anch'essi come servitori della sicurezza e della libertà dei loro popoli; se rettamente adempiono il loro dovere, concorrono anch'essi veramente alla stabilità della pace».
- Enciclica Populorum progressio (31): «sappiamo che l'insurrezione rivoluzionaria - salvo nel caso di una tirannia evidente e prolungata che attenti gravemente ai diritti fondamentali della persona e nuoccia in modo pericoloso al bene comune del paese - è fonte di nuove ingiustizie»: in questo caso si legittima la guerra civile a patto che ricorrano le condizioni ivi descritte.
-Libertatis conscientia, documento della Congregazione per la Dottrina della fede (78-79): «La lotta contro le ingiustizie non ha senso, se non è condotta con l'intento di instaurare un nuovo ordine sociale e politico in conformità con le esigenze della giustizia. […] Questi princìpi devono essere rispettati in modo speciale nel caso estremo del ricorso alla lotta armata, che il magistero ha indicato quale ultimo rimedio per porre fine a una ‘tirannia evidente e prolungata, che attentasse gravemente ai diritti fondamentali della persona e nuocesse in modo pericoloso al bene comune di un Paese’».
-Compendio della Dottrina sociale della Chiesa (502): «Le esigenze della legittima difesa giustificano l'esistenza, negli Stati, delle forze armate, la cui azione deve essere posta al servizio della pace: coloro i quali presidiano con tale spirito la sicurezza e la libertà di un Paese danno un autentico contributo alla pace. Ogni persona che presta servizio nelle forze armate è concretamente chiamata a difendere il bene, la verità e la giustizia nel mondo; non pochi sono coloro che in tale contesto hanno sacrificato la propria vita per questi valori e per difendere vite innocenti».
-Messaggi di Natale del 1948 di Pio XII (28): «Un popolo minacciato o già vittima di una ingiusta aggressione, se vuole pensare ad agire cristianamente non può rimanere in una indifferenza passiva; tanto più la solidarietà della famiglia dei popoli interdice agli altri di comportarsi come semplici spettatori in un atteggiamento d'impassibile neutralità. Chi potrà mai valutare i danni già cagionati in passato da una tale indifferenza, ben aliena dal sentire cristiano, verso la guerra di aggressione?».
-Discorso per le Celebrazioni per il 60° anniversario dello sbarco in Normandia, 4 Giugno 2004 del Card. Joseph Ratzinger: «La pace e il diritto, la pace e la giustizia sono inseparabilmente connessi. Quando il diritto è distrutto, quando la giustizia prende il potere, la pace è sempre minacciata ed è già, almeno in parte, compromessa. Certamente la difesa del diritti può e deve, in alcune circostanze, far ricorso ad una forza commisurata. Un pacifismo assoluto, che neghi al diritto l’uso di qualunque mezzo coercitivo, si risolverebbe in una capitolazione davanti all’iniquità, ne sanzionerebbe la presa del potere e abbandonerebbe il mondo al diktat della violenza».
-Le parole di Ratzinger e di Pio XII sottintendono un principio importante in morale: non impedire un evento, che si ha la responsabilità di impedire, equivale a cagionarlo. Qualora una nazione venga aggredita, gli atti omissivi di uno Stato in rapporto alla difesa nazionale o di altre nazioni che potrebbero intervenire, che determinassero un’invasione ingiusta, sarebbero imputabili allo Stato stesso o ai Paesi renitenti. Non impedire un’aggressione, anche con l’uso della forza, significa collaborare indirettamente all’aggressione stessa, rendersi responsabili della mancanza di pace futura.
Non c’è solo il Magistero che si esprime a favore della guerra difensiva ma anche i santi. Ne prendiamo due, icone di un certo irenismo molto alla moda, san Francesco e Padre Pio. Partiamo dal primo e andiamo a leggere nella Legenda major cosa si dissero il santo di Assisi e il sultano Al-Kamil nel loro famoso incontro. Il sultano così si rivolge a Francesco: «Il vostro Dio ha insegnato nei suoi Vangeli che non si deve rendere male per male. [...] Quanto più dunque i cristiani non devono invadere la nostra terra?». È la tipica obiezione che potrebbe venire oggi dai cristiani pacifisti. Ecco la risposta di Francesco: «Non sembra che abbiate letto per intero il Vangelo di Cristo nostro Signore. Altrove dice infatti: ‘Se un tuo occhio ti scandalizza, cavalo e gettalo lontano da te, con il che ci volle insegnare che dobbiamo sradicare completamente un uomo per quanto caro o vicino — anche se ci fosse caro come un occhio della testa — che cerchi di toglierci dalla fede e dall’amore del nostro Dio. Per questo i cristiani giustamente attaccano voi e la terra che avete occupato, perché bestemmiate il nome di Cristo e allontanate dal suo culto quelli che potete. Se però voleste conoscere il creatore e redentore, confessarlo e adorarlo, vi amerebbero come loro stessi».
Infine Padre Pio. Ecco cosa pensava il santo di Pietrelcina della guerra: «Noi siamo tutti chiamati a compiere il penoso dovere, rappresentato dalla guerra. Dobbiamo fare tutto il nostro dovere a seconda delle nostre forze, dobbiamo cooperare al bene comune, e renderci propizia la misericordia del Signore. L'ora solenne che la Nazione nostra attraversa non è un abbandono del cielo. La più grande misericordia di Dio si è il non lasciare in pace con se stesse quelle Nazioni che non sono in pace con Dio. Misere quelle Nazioni colle quali il Signore non più parla, neanche col pacifico sdegno, poiché è segno che esse sono state rigettate da lui» (Padre Pio da Pietrelcina, Epistolario I [1910-1922] a cura di M. da Poblatura e A. da Ripabottoni, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2004).
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