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domenica 28 novembre 2021

Matteo, Capitolo 27, Versetti 45-50

Dall'ora sesta fino all'ora nona si fece buio su tutta la terra. E verso l'ora nona Gesù gridò a gran voce dicendo: Elì, Elì, lamà sabactàni, che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Alcuni stando lì e udendo dicevano: Costui chiama Elia. E subito correndo uno di loro, prese una spugna, la riempì di aceto e la pose sopra una canna e gli dava da bere. Gli altri invece dicevano: Lascia, vediamo se viene Elia a liberarlo. Ma Gesù, gridando ancora a gran voce, emise lo spirito.

Crisostomo: Le tenebre durano tre ore, mentre l'eclissi di sole passa per breve tempo, poiché non si ferma, come sanno coloro che l'hanno osservata.

Crisostomo: […] Ciò non era sufficiente per convertirli, non solo per la grandezza del miracolo, ma anche perché esso fu compiuto dopo che essi avevano detto tutto quello che vollero e si furono saziati con le ingiurie. Ma allora in che modo non tutti si meravigliarono, né ritennero che fosse Dio? Poiché allora il genere umano era trattenuto da grande malizia e accidia, e questo miracolo passò presto, ed essi non ne conoscevano la causa.

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? - Ilario: Gli interpreti eretici deducono da queste parole o che il Verbo di Dio era passato a essere del tutto anima e corpo, dato che lo vivificava a modo di anima, o che Cristo uomo non era in alcun modo nato, poiché in esso il Verbo di Dio inabitava a modo di spirito profetico; come se Gesù Cristo avesse cominciato a essere un uomo comune composto di anima e di corpo solo quando cominciò a esistere l'uomo che ora, privato di nuovo dell'aiuto che riceveva dal Verbo di Dio, esclama: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Oppure, essendosi mutata la natura del Verbo in anima, avesse avuto in tutto l'aiuto del Padre, e ora, mancando di lui e offerto alla morte, si lamentasse della sua solitudine e accusasse colui che lo abbandonava. Ma in mezzo a queste opinioni empie e deboli, la fede della Chiesa, appoggiata sugli insegnamenti apostolici, non divide Gesù Cristo, e intende che il Figlio di Dio è allo stesso tempo Figlio dell'uomo; e il lamento dell'abbandonato è la fiacchezza di colui che muore, e la promessa del paradiso è il regno del Dio vivente. Si lamenta che è stato abbandonato alla morte perché è uomo; hai colui che muore il quale professa che egli regnerà in paradiso, poiché è Dio. Dunque non meravigliarti dell'umiltà delle parole e dei lamenti dell'abbandonato, quando conoscendo la forma del servo vedi lo scandalo della croce.

Rabano: Il Salvatore ha detto questo assumendo i nostri moti quando, posti nei pericoli, pensiamo di essere stati abbandonati da Dio. Infatti la natura umana fu abbandonata da Dio a motivo del peccato, ma poiché il figlio di Dio divenne nostro avvocato prendendo la nostra colpa, deplora la miseria; e con ciò mostra quanto devono piangere coloro che peccano, dal momento che ha pianto così colui che mai peccò.

E subito correndo uno di loro, prese una spugna, la riempì di aceto e la pose sopra una canna e gli dava da bere. Agostino [Crisostomo]: Così dunque si dà da bere aceto a colui che dona le fonti, e colui che dà il miele è cibato di fiele, viene flagellata la remissione, condannato il perdono, derisa la maestà, irrisa la virtù, ed è coperto da sputi colui che elargisce la pioggia.

Ma Gesù, gridando ancora a gran voce, emise lo spirito. Agostino [Crisostomo]: Poiché spiace ad alcuni che Cristo, venendo dal seno del Padre a vivere la nostra schiavitù per offrirci la sua libertà, abbia accettato la nostra morte, quando per mezzo della sua siamo liberati da essa, ed egli con il disprezzo della morte converte noi mortali in dei, considerando come degni del cielo quelli che abitano sulla terra? Tanto quanto brillava il potere divino nella contemplazione di queste opere, altrettanto era insigne la testimonianza della sua immensa carità quando pativa per le creature e moriva per i suoi servi. Dunque questa è la prima ragione della passione del Signore, poiché volle che si sapesse quanto Dio amava l'uomo quando preferì essere amato che essere temuto. La seconda ragione è che la sentenza di morte data giustamente contro l'uomo fosse abolita da una giustizia maggiore. Poiché infatti il primo uomo, giudicato da Dio, era incorso nel reato della morte, e l'aveva trasmesso ai suoi discendenti, venne dal cielo il secondo uomo, immune dal peccato, perché fosse condannata la morte che, mandata per strappare i colpevoli, si azzardò ad assalire anche lo stesso autore dell'innocenza. E non c'è da meravigliarsi se diede per noi quanto ricevette da noi, cioè l'anima, lui che fece per noi cose tanto grandi e ci elargì tali doni.

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