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domenica 14 novembre 2021

Santi Nicola Tavelic e Compagni

Nicola Tavelic nacque a Sibenik in Dalmazia durante la prima metà del xiv secolo e divenne francescano a Rivotorto, nei pressi di Assisi.

Fu inviato in missione in Bosnia, dove una setta denominata dei bogomili stava predicando una versione eretica del credo cristiano, che persino alcuni vescovi accettarono. Il compito di riportare la vera fede fu affidato ai frati domenicani e francescani.

Nicola ebbe un particolare successo in Bosnia e sulle coste dalmate per venti anni, prima di essere inviato missionario in Palestina.

Nel 1219 S. Francesco d'Assisi (4 ott.) aveva intrapreso personalmente una missione in Terra Santa; sgomentato dalla dissolutezza e dalla presunzione dei crociati, aveva attraversato le linee nemiche, correndo un grande pericolo, per cercare di incontrare il sultano, e aveva ottenuto per i francescani la custodia dei luoghi santi. Quando Nicola si unì a loro, l'ottava e ultima crociata era terminata da lungo tempo e Gerusalemme si trovava nelle mani dei saraceni.

Nicola studiava e pregava insieme con altri tre francescani: Pietro di Narbona, Deodato di Rodez in Aquitania e Stefano di Cuneo. Il piccolo gruppo, un croato, due francesi e un italiano, giunse alla conclusione che l'ingiunzione del Signore di andare e predicare a tutte le nazioni doveva essere presa letteralmente e che dovevano portare il Vangelo anche ai musulmani.

L'11 novembre 1391 andarono a trovare il Qadi, il giudice civile dei saraceni a Gerusalemme. «Siamo venuti» dissero «inviati non da un uomo, ma da Dio che si è degnato di ispirarci di venire a insegnarvi la verità e la via della salvezza.»

Il Qadi fu dapprima meravigliato e poi adirato per la «sfrontatezza degli infedeli», in particolare quando non attenuarono le parole contro la sua religione: «Siete in una condizione di eterna dannazione, poiché la vostra legge non è di Dio, non viene da lui e non è nemmeno una buona legge; infatti è veramente iniqua. [...] Contiene molte menzogne, cose impossibili, ridicole, contraddittorie e che conducono non al bene o alla virtù, ma al male e ai vizi».

Furono parimenti aspri contro la persona di Maometto, che definirono «un libertino, assassino, ingordo e predatore, che ha posto nel mangiare, nel vestirsi e nel frequentare le prostitute il fine della vita dell'uomo».

Il Qadi ordinò di ritrattare tutto, minacciando i quattro con la pena di morte. Essi rifiutarono, affermando che erano pronti a soffrire qualsiasi tortura e la morte per la fede cattolica. Furono, quindi, flagellati, gettati in prigione e, quattro giorni dopo, bruciati pubblicamente sul rogo.

P. Gerardo Calveti, superiore della Custodia di Terra Santa dal 1388 al 1398, riportò i nomi e le loro dichiarazioni in una commovente testimonianza del loro martirio.

La canonizzazione doveva essere promulgata nel 1941, durante la celebrazione dei milletrecento anni della conversione della Croazia, ma la seconda guerra mondiale lo impedì. Il decreto è stato emesso da Paolo VI il 21 luglio 1970.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Gerusalemme, santi Nicola Taveli , Deodato Aribert, Stefano da Cuneo e Pietro da Narbonne, sacerdoti dell’Ordine dei Minori e martiri, che furono arsi nel fuoco per aver predicato coraggiosamente nella pubblica piazza la religione cristiana davanti ai Saraceni, professando con fermezza Cristo Figlio di Dio.


Fonte: https://www.santodelgiorno.it/santi-nicola-tavelic-stefano-da-cuneo-deodato-aribert-da-ruticino-e-pietro-da-narbona/

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