Miguel Pro Juarez nacque a Guadalupe, nello stato di Zacatecas, in
Messico, il 13 gennaio del 1891; era uno dei dieci figli di Miguel Pro e
Josefina Juarez. Ebbe un'adolescenza felice e piacevole, durante la
quale recepì l'esempio dei genitori, molto devoti. Uno svantaggio sembra
essere stato il fatto che il mestiere del padre, ingegnere minerario,
lo costrinse a trasferirsi spesso, e così la famiglia era frequentemente
sradicata da un ambiente all'altro.
Forse per dargli una
maggiore stabilità, o forse semplicemente una buona istruzione, i
genitori mandarono Michele, a dieci anni, nel collegio dei gesuiti di S.
José, a Città del Messico. Era arrivato da poco, ad ogni modo, quando
iniziò a presentare i primi sintomi di una malattia di cui avrebbe
sofferto per tutta la vita. Tornò a casa e successivamente proseguì gli
studi al collegio di Acuna de Santillo, ma anche questo trasferimento
ebbe vita breve. I genitori scoprirono che le autorità del collegio
tentavano di inculcare nelle menti dei loro studenti idee anticattoliche
e quindi lo trasferirono immediatamente; dopo di che, decisero che
poteva ricevere la necessaria istruzione da tutori privati.
All'età di quindici anni terminò la sua istruzione primaria;
successivamente fu segretario di suo padre, presso il dipartimento
minerario (ruolo che gli diede l'opportunità di dimostrare le sue
considerevoli capacità amministrative), utilizzando il suo tempo libero
per svolgere attività di carità tra i poveri e gli ammalati. Poco dopo
trascorse un periodo di crisi di tipo spirituale; enormemente popolare a
causa del temperamento solare e della profonda sensibilità, sembra che
lui stesso abbia sentito la mancanza di qualcosa, ma non sia riuscito a
capire che direzione prendere. La situazione divenne più chiara quando
una delle sorelle più amate lasciò casa per diventare monaca, quindi il
10 agosto 1911 entrò nel noviziato della provincia messicana della
Compagnia di Gesù, a El Llano, nel Michoacan. Due anni dopo, il 15
agosto 1913, pronunciò i voti perpetui semplici, e rimase a Llano, per
continuare gli studi; siccome non aveva ricevuto un'istruzione
continuativa, studiare non era semplice per lui, ma affrontò la
situazione con la consueta determinazione e coraggio.
Nel
frattempo, la situazione politica in Messico si stava deteriorando; un
generale ribelle, Venustiano Carranza, e un bandito, Pancho Villa,
oppositori del dittatore Porfirio Diaz (che governò dal 1876 al 1910),
avevano preso come loro particolare bersaglio la Chiesa cattolica.
Quando un gruppo di uomini di Carranza saccheggiò l'edificio principale
del noviziato e bruciò la biblioteca, la congregazione fu costretta a
disperdersi. Con gli altri seminaristi, Michele scappò attraversando il
confine del Texas e viaggiò verso Los Gatos, in California, dove rimase
per un anno. Dal 1915, trascorse cinque anni studiando materie
umanistiche e filosofia a Granada (Spagna), due per ottenere la laurea a
Granada (Nicaragua), e quattro per studiare teologia a Sarria (Spagna)
ed Enghicn (Belgio). I130 agosto 1925, fu finalmente ordinato sacerdote a
Enghien; i mesi successivi furono molti difficili per lui, la sua
malattia si riacutizzò, costringendolo a sottoporsi a numerose
operazioni dolorose, e inoltre ricevette la notizia della morte della
madre. Rifiutò tuttavia di permettere al dolore e alla pena di diventare
un peso per gli altri e li nascose con la consueta allegria.
L'8 luglio 1926, Michele tornò in Messico, più precisamente nella casa
gesuita di Città del Messico; era appena arrivato, quando il governo
approvò delle leggi che dichiararono illegale i servizi religiosi nelle
chiese messicane, aprendo la strada a nuove persecuzioni e provocando il
movimento di resistenza di massa dei Cristeros. Michele tornò a vivere
con la sua famiglia, che si era trasferita a Città del Messico, e
cominciò a svolgere il suo ministero clandestinamente; agendo in tal
modo si espose a grande pericolo, perché esisteva sempre la possibilità
che la polizia potesse irrompere in uno qualsiasi dei luoghi d'incontro
che Michele aveva istituito in città. Per tutto questo riceveva forza
dalla preghiera giornaliera, offrendo se stesso a Dio per il bene del
suo paese e dei suoi fratelli Umberto e Roberto, che tra le altre cose,
contribuivano alla stampa e alla diffusione della Lega per la difesa
della libertà religiosa.
Infine, il 18 novembre 1927, fu
arrestato con i due fratelli e, sebbene non avesse mai preso parte o
supporta° azioni armate contro il governo, le autorità lo accusarono non
solo di averlo fatto, ma anche di essere stato l'ideatore di un
attentato, avvenuto pochi giorni prima, contro il presidente eletto, il
generale Alvaro Obregon (la bomba che aveva ferito il generale si
trovava in una macchina appartenuta a uno dei fratelli di Michele, che
però l'aveva venduta circa una settimana prima dell'attentato). Non
esisteva nessuna prova che dimostrasse che Michele e i fratelli avessero
preso parte al fatto, ma dopo averli arrestati, il generale Obregon
decise di usare Michele, in particolare, come esempio per tutti i
cattolici (persino quando Luis Segura, il responsabile, si costituì).
Non vi fu nessun processo, nessuna procedura giudiziaria; il 23 novembre
Michele fu preso e fucilato da un plotone d'esecuzione, alla presenza
di un folto gruppo di persone riunite dal governo. Mentre aspettava che
fosse dato l'ordine di sparare, formò una croce con le braccia e disse
con voce ferma: Viva Cristo Rey (il motto dei Cristeros). Anche Umberto
fu giustiziato, mentre la vita di Roberto fu risparmiata all'ultimo
istante.
Probabilmente il governo fallì nel tentativo di
spaventare i cattolici; si dice che ventimila persone abbiano assistito
alla sepoltura di Michele e che la notizia della sua morte sia giunta
immediatamente in tutto il mondo. Divenne, in breve, uno dei più
conosciuti e venerati martiri dei tempi moderni; se la sua causa non fu
introdotta fino al 1952, fu esclusivamente a causa della difficile
situazione politica messicana. È stato beatificato il 25 settembre 1988.
MARTIROLOGIO ROMANO. Nel villaggio di Guadalupe nel
territorio di Zacatecas in Messico, beato Michele Agostino Pro,
sacerdote della Compagnia di Gesù e martire, che, in tempo di
persecuzione contro la Chiesa, condannato a morte senza processo come
complice di un delitto, subì il martirio che aveva ardentemente
desiderato.
Fonte: https://www.santodelgiorno.it/beato-michele-agostino-pro/
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