Prima dell’anno Mille, a sud di Roma e a pochi metri dal fiume
Tevere, sorgeva una piccola città fortificata di cui per secoli si era
persa ogni traccia, se non quelle rimaste nelle cronache degli storici e
dei pellegrini dell’epoca.
Si chiamava castrum Sancti Pauli, la cittadella di San Paolo, perché
sorgeva attorno alla basilica dove erano venerate le spoglie
dell’Apostolo delle Genti, o “Giovannipoli”, dal nome del papa Giovanni
VIII (872-882) che costruì le mura attorno al piccolo agglomerato, per
proteggerlo dalle incursioni dei corsari saraceni. Qualche decennio
prima, nell’846, risalendo il fiume, i pirati moreschi avevano messo a
ferro e fuoco la zona, spingendosi fino all’Aventino.
I resti delle case e dei portici della cittadella, considerati
perduti per secoli, sono tornati da poco alla luce grazie agli scavi
condotti dai Musei Vaticani e dal Pontificio Istituto di Archeologia
Cristiana nell’antico orto del monastero benedettino di San Paolo, a sud
della basilica vera e propria, a partire dal novembre 2007. L’area apre
adesso al pubblico e permette ai visitatori di vedere uno spaccato
della continua vita di culto e di pellegrinaggio attorno alla tomba
dell’Apostolo Paolo, dalla tarda antichità fino al Medioevo inoltrato.
Attorno alla Basilica costruita negli ultimi anni dell’Impero Romano –
conosciuta come Basilica “dei tre imperatori”, perché voluta da
Teodosio, Valentiniano II e Arcadio – nacque ben presto un insieme di
case, botteghe, monasteri, terme, strutture per l’accoglienza delle
migliaia di pellegrini che affollavano il sito, soprattutto in occasione
della festa del 29 giugno. Gli scavi hanno portato alla luce delle
“case per i poveri”, fatte costruire probabilmente da papa Simmaco
all’inizio del VI secolo, resti dei cantieri per i successivi
ampliamenti della Basilica, tracce della rete idrica, fino ai resti di
un porticato dell’alto Medioevo.
Si tratta probabilmente del successore del portico che, secondo
quanto raccontano gli storici, univa sin dall’epoca romana direttamente
la Porta Ostiense a sud di Roma alla Basilica, e che veniva utilizzato
come ricovero per i pellegrini e i visitatori. Come racconta Giovanni
Crisostomo, le tombe “di un pescatore e di un fabbricante di tende” –
Pietro e Paolo, appunto – erano divenute tappe obbligate per
“imperatori, condottieri e consoli”. A quanto risulta dagli scavi, la
strada coperta continuava anche a sud di San Paolo, ancora non si sa fin
dove arrivasse.
Di questa piccola città si era persa traccia man mano che il
santuario cadeva in parziale disuso dopo il Mille, fino a diventare
l’Orto degli abati benedettini. Quando l’antica Basilica venne
completamente distrutta da un incendio, nel 1823, iniziarono però a
tornare alla luce alcuni segni delle strutture più antiche, a cominciare
dalla prima basilica – minuscola a confronto di quella attuale – fatta
costruire dall’imperatore Costantino.
“Finora – spiegano i Musei Vaticani presentando il nuovo percorso di
visita – non si conosceva la documentazione materiale di quanto le fonti
scritte attestavano riguardo tutti i diversi periodi dell’ininterrotta
eccezionale storia del Santuario Paolino e dell’area circostante,
dall’epoca romana ai nostri giorni”.
L’allestimento del sito, per ora, rimane provvisorio, in attesa di
una sistemazione definitiva con una passerella trasparente e
illuminazione adeguata, in attesa della continuazione dei lavori. Ma già
dal primo luglio, subito dopo la festa di San Pietro e Paolo, l’area
sarà regolarmente aperta al pubblico.
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