Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale,
ma chi giura per l'oro del tempio, deve! Stolti e ciechi: che cosa è più
grande, l'oro o il tempio che santifica l'oro? E se si giura per l'altare non
vale, ma chi giura per il dono che è sopra di esso, deve. Ciechi; che cosa infatti
è più grande, il dono o l'altare che santifica il dono? Chi dunque giura per
l'altare, giura per esso e per le cose che sono sopra di esso; e chiunque giura
per il tempio giura per esso e per ciò che vi abita; e chi giura per il cielo giura
per il trono di Dio e per colui che vi è assiso.
Girolamo: Come nei filatteri e negli orli ampi l'opinione di
santità cercava la gloria, e per mezzo della gloria il lucro, così il Signore,
mettendo allo scoperto un'altra classe di abuso della tradizione, taccia di
empietà i precettori; quando qualcuno giurava per il tempio, in una questione,
o in qualche rissa, o in qualche causa dubbiosa, se poi gli si provava la
bugia, non lo so considerava come colpevole. [...]
Crisostomo: Il tempio certamente concerne la gloria di Dio è
la salvezza spirituale degli uomini, ma l'oro del tempio, benché sia di
pertinenza della gloria di Dio, tuttavia interessa di più la soddisfazione
degli uomini e l’utilità dei sacerdoti.
Però i Farisei dicevano che l'oro di cui si compiacevano e le offerte
con cui si alimentavano erano più sante dello stesso tempio. Così eccitavano
gli uomini alle offerte più che alle orazioni.
Origene: È il giuramento la conferma di quello che si giura.
Si deve intendere per giuramento la testimonianza delle Scritture, che si cita
per confermare ciò che diciamo; infatti il tempio di Dio è la Sacra Scrittura,
e l'oro è il senso che in essa si racchiude; e come l'oro che sta fuori dal
tempio non è santificato, così tutto il senso che sta fuori dalla Sacra
Scrittura, benché appaia ammirabile, non è santo; pertanto non dobbiamo usare
le nostre intelligenze per confermare la dottrina, se non dimostriamo che esse
sono sante perché fondate sulle Sacre Scritture. L'altare è il cuore dell'uomo,
che è la cosa più essenziale dell'uomo; i voti e le offerte che si pongono
sull'altare sono tutto ciò che si sovrappone al cuore: come pregare, cantare,
fare elemosine, aiutare. Il cuore dell'uomo dunque santifica ogni offerta, dallo
stesso momento in cui la si offre; pertanto non può esserci altra offerta
migliore del cuore dell'uomo, per mezzo del quale si trasmette l'offerta. Così,
se la coscienza dell'uomo non punge, ha fiducia in Dio, non per i suoi doni, ma
perché, se così si può dire, costituisce perfettamente l'altare del suo cuore.
In terzo luogo, impariamo che sul tempio, cioè su tutte le Scritture, e
sull'altare, cioè su ogni cuore, c'è un certo intendimento che si chiama cielo
e trono di Dio stesso, nel quale si può vedere con tutta evidenza l'aspetto
della verità, quando verrà ciò che è perfetto.
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