Volendo analizzare le origini del “progressismo” nel mondo cattolico, non si può fare a meno di ricordare, anzitutto, che coloro che usano in maniera sistematica la parola progressismo sono i comunisti, perché per essi la storia si sviluppa in un processo dialettico che va dal peggio al meglio. Così, per esempio, per essi la società feudale si sviluppa in un processo dialettico verso la società borghese o liberale, la borghese verso quella socialista e questa, infine, verso quella comunista. Ciononostante, per progressismo si può anche intendere (in senso generale) il cammino della società verso condizioni e stadi più evoluti di sviluppo.
Tuttavia, noi, quando
parliamo di progressismo, intendiamo alludere a quel fenomeno che si
avverte oggi nella Chiesa e che recentemente è diventato di moda a
causa di forzate interpretazioni del Concilio Ecumenico Vaticano II.
La stampa mondiale ha diviso i Padri conciliari in due grandi
correnti: una, quella degli innovatori e amici delle riforme,
definiti progressisti; l'altra, dei Padri più preoccupati di
conservare le legittime tradizioni, qualificati conservatori,
reazionari e integralisti....
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