Che cosa non va nel mondo?», si domanda Chesterton, aprendo questo libro
scritto nel 1910, ma di sorprendente attualità. I problemi sono tanti:
si va dalla solitudine dell'uomo e dalla sua alienazione indotta sia dal
capitalismo sia dal socialismo (il primo la giustifica considerandola
il prezzo da pagare per assicurare la produzione; il secondo pretende di
ridefinire ciò che è umano nel tentativo di dare vita all'homo novus)
al rifiuto delle leggi divine, sostituite da arroganti e a volte
patetiche leggi sociologiche; dal femminismo, criticato perché reclama
il diritto di applicare alla donna categorie maschili ottenendo come
risultato non la suaemancipazione ma il suo snaturamento, ai sistemi
educativi che, escludendo i genitori, tendono sempre più a
irreggimentare i bambini trasformandoli in proprietà dello Stato. Ma
secondo l'autore, ciò che realmente non va nel mondo è che si tende a
cambiare l'uomo per adattarlo alla società piuttosto che adattare la
società alle esigenze dell'uomo (errore in cui perseverano sia i
conservatori sia i progressisti). Le uniche vie di uscita sono il
ritorno alla famiglia tradizionale, il solo ambito in cui sia
possibileun'esistenza libera e felice, e l'adozione di un sistema
economico (il distributismo, di cui Chesterton fu un grande sostenitore)
in cui la proprietà dei mezzi di produzione possa essere ripartita nel
modo più ampio possibile fra la popolazione.
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