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giovedì 11 agosto 2022

Pdf - La Regola di Santa Chiara di Assisi


LA REGOLA di santa Chiara del 1253, o meglio la Forma di vita dell’Ordine delle Sorelle Povere di San Damiano, di cui Chiara ebbe l’approvazione dalla Sede Apostolica solo due giorni prima della sua morte (9 agosto 1253), è il punto di arrivo di una serie di esperienze, attraverso cui il gruppo di San Damiano è passato, per decenni, scivolando sempre invitto attraverso pressioni esterne per mitigare la povertà assoluta, in comune oltre che personale, che – come è il nucleo centrale della Regola definitiva (c. VI) – così fu certamente anche il primo fondamento della fraternità, nella «formula vitae» iniziale, data da san Francesco al sorgere del nuovo Ordine e citata dalla Regola stessa al cap. VI, oltre che da altre fonti.

Attraverso un iter complesso, variamente studiato, la formula iniziale data da san Francesco al monastero di San Damiano (1211-1218) si evolve, senza nulla perdere tuttavia di quella ispirazione fondamentale che ha determinato l’Ordine nella mente e nel cuore di san Francesco.

Per questo la Regola del 1253 – a ventisette anni dalla morte di san Francesco – è detta, con piena verità, dalla Sede Apostolica: «la forma di vita e il modo di santa unità e di altissima povertà che il beato padre vostro Francesco vi consegnò a voce e in scritto da osservare». (Regola, 16).

Alla base della forma di vita di santa Chiara è l’esperienza dell’umiltà e della povertà del Figlio di Dio, il messaggio evangelico del «perdere la propria vita» (Mt. 10, 39) sui passi di Cristo e della sua Madre poverella. Un retrocedere di sé, di fronte a un «dono» di grazia, la stessa di san Francesco: «la grazia di fare penitenza… vivendo secondo la perfezione del santo Vangelo» (Regola c. VI, 1.3).

E, accanto a questa, l’altra grazia, ugualmente evangelica e francescana della fraternità, anch’essa «dono», in cui non più il singolo, ma l’intero gruppo fa esperienza di quell’amore che comunica e stringe, in un’unica vita, quanti da Dio sono nati.

La divisione in capitoli non esiste nel testo originale, che si conserva tra le reliquie del Protomonastero di Santa Chiara in Assisi. La traduzione, di F. OLGIATI è sulla recente edizione di I. BOCCALI, Concordantiae verbales opusculorum S. Francisci et S. Clarae Assisiensium, S. Mariae Angelorum – Assisii 1976, pp. 167-184.


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