"…cosí nel santuario ti ho cercato, per contemplare la tua potenza e la tua gloria." (Salmi 63 (62), 3).
"…al risveglio mi sazierò della tua presenza." (Salmi (17 (16), 15).
☩
Queste parole del salmista fanno ben comprendere quale fosse la partecipazione interiore dei fedeli dell’Antico Testamento che accedevano al Tempio di Gerusalemme; in definitiva esse non sono altro che la preghiera di Mosè che chiede a Dio di poter contemplare il suo volto (cfr. Esodo 33, 11-23). Ma, come Mosè non vide Yahweh che "di spalle", cosí il credente Israelita non vedeva che il santuario di Dio, di piú, se non apparteneva al rango dei sacerdoti, lo stesso santuario lo vedeva solo dall’esterno.
Il visitatore della casa di Dio (domus Dei)
cristiana, dovrebbe esprimere lo stesso augurio del salmista: vedere
"la gloria" di Dio e contemplare al sua "potenza", così come essa appare
nel corso della messa, tramite i riti e le rappresentazioni. Noi
contempliamo il Signore velato sotto le specie eucaristiche, poiché
quaggiú non ci è permesso contemplare il volto di Dio senza morirne
(cfr. Esodo 33, 20).
Origéne ricorda: "È certo
che le potenze angeliche prendono parte all’assemblea dei fedeli e che
la virtú del nostro Signore e Salvatore vi è presente, al pari degli
spiriti dei santi". E il poeta siriano Balaï dichiara: "Affinché lo (il Signore) si possa
trovare sulla terra si è costruito una casa fra i mortali e ha
edificato degli altari… perché la Chiesa viva. Che nessuno si sbagli: è il Re che abita qui! andiamo nel tempio per contemplarlo"....
Fonte: http://www.unavox.it/ArtDiversi/div016.htm
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La liturgia tradizionale. Le ragioni del Motu Proprio sulla messa in latino
Agnoli Francesco, Gamber Klaus
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