Le epidemie non sono nuove nella Storia dell'Uomo. Peste, colera, vaiolo e mille altre malattie hanno colpito gli uomini nei secoli passati. L'uomo di oggi perde oggi la falsa sicurezza della "vita perfetta" scoprendosi debole e il castello di carte della modernità cade miserevolmente. Dinnanzi alla tragedia che il mondo intero e in particolare il nostro amatissimo Paese stanno subendo, ci siamo chiesti qual è il ruolo della Chiesa durante una epidemia. Il primo e più importante, ma pare non sia cosi scontato come credevo, è la preghiera: i cristiani (e ortodossi specialmente) hanno sempre, dico sempre, aumentato il loro ritmo liturgico e la frequenza agli uffici di pentimento e alle litanie o processioni per la salute e la vittoria sull'epidemia. Questa cosa, colpa vuoi i governi, vuoi il lassismo della Chiesa stessa, non è avvenuta in questo secolo.
Un'altra cosa per cui i cristiani divennero famosi al tempo dell'Impero Romano era la cura per i malati e per gli afflitti: ben due epidemie maggiori colpirono Roma e l'Impero Romano prima della rivoluzione Costantiniana, la cosidetta "Peste di Antonino" (165-180 d.C.) e la "Peste di Cipriano" (249-262 d.C.). La peste ridusse di un terzo la popolazione nei confini imperiali, perfino toccando membri del governo e gli stessi imperatori (Marco Aurelio, Ostiliano, Claudio II il Gotico). Il sociologo Rodney Stark nel suo libro The Triumph of Christianity: how the Jesus Movement became the World's largest religion fa notare come l'attenzione per i poveri e per i malati fosse una costante opera dei cristiani i quali, anche a costo della propria vita o della propria salute, non abbandonavano coloro che invece venivano rigettati dalla società pagana. Il famoso medico Galeno (210 d.C.) fuggì dall'Urbe durante la peste di Antonino, ma non così invece i cristiani, che si prodigarono per le ultime cure ai defunti e al primo soccorso dei malati.
Durante la seconda peste del 249-62, il vescovo Cipriano di Cartagine si prodigò così tanto nel soccorso del suo gregge e dei pagani del Nord Africa che la peste prese il suo nome. Dopo la rivoluzione di san Costantino il Grande, gli xenodocheia (gli ospizi per i poveri) vennero aperti dai cristiani in tutto l'Impero, spesso accanto alle nuvoe chiese. Ben presto, con l'arrivo di nuove pestilenze, gli ospizi divennero di fatto luoghi per l'ospedalizzazione dei lebbrosi e degli appestati. In Oriente il santo vescovo Basilio di Cesarea, che conosceva la medicina, si prodigò per la costruzione di ospedali più moderni e per questo vennero chiamati in seguito Basiliadi, in suo onore. Anche sua sorella santa Macrina si prodigò nella cura dei malati. Nel IV secolo, a Roma, la nobildonna Fabiola, fervente cristiana, importò la pratica dei Basiliadi anche nel mondo Latino. I monasteri benedettini erano spesso centri di produzione farmaceutica e ospitavano ospedali. Con la nascita dei movimenti cavallereschi in Occidente, nel 1100 alcuni pii cavalieri fondarono l'Ordine di san Giovanni l'Ospitaliere, che divenne di fatto la prima associazione medica internazionale.
Preghiamo che Dio allontani da noi questo morbo, e aiutiamoci gli uni gli altri come possiamo: che il Medico delle anime e dei corpi ci soccorra e ci permetta di vivere abbastanza per pentirci e ritrovare la strada verso la Salvezza.
Fonte: http://luceortodossamarcomannino.blogspot.com/2020/03/i-cristiani-e-le-epidemie.html
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