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domenica 13 dicembre 2020

Il Concilio Vaticano II è Intoccabile?

 

Siamo chiari: il Vaticano II non è affatto intoccabile, perché, appunto, non essendo dogmatico, ma solo pastorale, non impegna l’infallibilità.

Basti osservare la qualificazione – “nota teologica” – dei Documenti conciliari, si vedrà che alla dottrina del Vaticano II spetta solo la “nota teologica”, e quindi è una dottrina nella quale il Magistero non impegna altro che la sua autorità. Ne consegue che “se un Decreto, per qualcuna, è valutato certamente falso, opposto ad un ragione così solida da non essere vinta dalla forza dell’autorità sacra che dovrebbe richiedere una obbedienza ragionevole, gli sarà lecito dissentire”.

Detto questo, non essendo il Vaticano II, un Concilio “de fide”, non può essere paragonato a quelli “de fide” (come il Tridentino e il Vaticano I), per cui i teologi hanno il diritto di giudicarlo - sia pure con riserva - non infallibile, bensì “democratico”, che solo Dio e il tempo sapranno dire quanto abbia nociuto alla Chiesa!

Certo, fu un Concilio (?) che andò subito alla deriva, tanto da far dire allo stesso Paolo VI che la Chiesa si stava distruggendo, e che, nella Chiesa, era entrato il “fumo di Satana”.

Un Concilio, quindi, che invece di unire, ha dato corda alle Chiese locali, diventate oggi, si direbbe, autonome da Roma. Inoltre, ha dato vita a migliaia di “Comunità di base” che l’hanno spezzettata anche nella dottrina (catechismi diversi, persino eretici!), Liturgia al sacco, disciplina “fai date”! Di certo, se Cristo avesse inteso fondare una Chiesa democratica, non avrebbe detto: “…su questa pietra fonderò la mia Chiesa”, bensì: “Pietro, ti farò eleggere presidente dell’Assemblea degli Apostoli”… e invece di dire: “Andate ed evangelizzate tutte le genti”, avrebbe detto: “Andate a “dialogare”, magari a braccetto, con tutte le religioni”… e altre amenità!

Invece, no! La storia della sua Chiesa è l’epifania di Cristo che continua nei secoli la sua missione, che è quella di predicare la Verità divina con autorità divina. Così, la Chiesa nel mondo è l’eternità nel tempo ed è il divino nell’uomo. Nella lettera “Testem Benevolentiae”, Leone XIII, al Card. Gibbson, Arcivescovo di Baltimora, il 22 gennaio 1899, scrisse:

«La storia di tutti i secoli attesta che questa Sede apostolica, alla quale è affidato non soltanto il magistero ma anche il governo supremo di tutta la Chiesa, è rimasta sempre fedele agli stessi dogmi e alla stessa dottrina e che ha sempre tutelato la disciplina in modo da non trascinare i costumi e l’indole dei popoli che abbraccia, senza intaccare, però, i diritti divini».

La Chiesa, dunque, è fondata su Nostro Signore Gesù Cristo, e può sfidare tutte le tempeste del tempo, perché trova la sua forza per resistere agli uragani delle eresie, affondando le sue radici nel passato, nell’insegnamento di Gesù e degli Apostoli, trasmesso nel corso dei secoli senza alcuna alterazione: la TRADIZIONE, di cui la Chiesa si nutre e che deve trasmettere intatta.

Se la Chiesa si stacca dal suo passato, rigetta automaticamente l’insegnamento specifico di Cristo e degli Apostoli, diventa una “Chiesa nuova” e, quindi, non più “cattolica”, cioè universale, nel tempo e nello spazio.

Ebbene, il Vaticano II ha fatto questa spaccatura con la Tradizione. Per questo si parla di “Chiesa Conciliare”, di “nuova ecclesiologia” che costituisce la fondamentale ragione di novità “nel nuovo Codice”.

Ma così, persa la linfa vitale della Tradizione, si va perdendo la continuità della Fede. Difatti, i frutti conciliari sono a tutti visibili, ormai!: distruzione del senso del sacro e perdita della Fede!..

 

Preso dall’Opuscolo “Appunti Critici sul Concilio Vaticano II”

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