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Il tanto famigerato diritto, da parte del signore feudale, di concupire le mogli dei sottoposti (in particolare contadini) durante la prima notte di nozze, è in realtà pura invenzione. Non esiste alcuna documentazione che provi l’esistenza dello “ius primae noctis” nelle leggi; e nemmeno nella novellistica, un genere letterario che, essendo solitamente incline a raccontare episodi salaci, di certo non avrebbe risparmiato di riportare piccanti storielle su quest’usanza, se soltanto fosse esistita davvero.
Si tratta quindi, anche in questo caso, di un’invenzione, nata nel
Settecento illuminista per screditare il Medioevo: troviamo un accenno
alla questione, per esempio, nelle Nozze di Figaro di
Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais (1778), poi ripresa nell’omonima
opera di Mozart, in cui i contadini ringraziano il Conte per aver
eliminato, in uno slanciodi liberalità dovuta al nuovo clima che vedeva
con favore il dispotismo illuminato, proprio il famigerato “ius primae noctis”.
Di seguito, il Conte cercherà di circuire Susanna, promessa sposa del
suo servo Figaro, in altro modo: ma questa è un’altra faccenda…
D’altronde, se un’usanza siffatta fosse stata davvero praticata se ne
troverebbe traccia nelle rivendicazioni fatte dai contadini durante una
delle tante rivolte popolari che insanguinarono l’Europa, come quella
avvenuta in Germania nel 1525. Si può ipotizzare che la leggenda dello “ius primae noctis”
derivi dalla cattiva interpretazione di norme che, in alcune regioni
dell’Europa del Nord, obbligavano il servitore a pagare un tributo in
denaro al suo signore, nel caso in cui si sposasse e si trasferisse a
vivere altrove.
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