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domenica 11 agosto 2019

Matteo, Capitolo 23, Versetti 1-4


Allora Gesù parlò alle folle e ai suoi discepoli dicendo: Sulla cattedra di Mosè si sedettero gli scribi e i farisei. Qualunque cosa dunque vi diranno osservatela e fatela, ma non agite secondo le loro opere: infatti dicono e non fanno. Legano infatti pesi gravi e insopportabili e li impongono sulle spalle degli uomini, ma loro non li vogliono muovere neppure con un dito.

Origene: Vi sono alcuni discepoli di Gesù che sono migliori di quelli che compongono le folle, e troverai nelle chiese alcuni che si avvicinano con più affetto al Verbo divino, e che sono i discepoli di Gesù Cristo, mentre gli altri possono solo chiamarsi suo popolo. E a volte Gesù dice certe cose unicamente ai suoi discepoli, e altre alle folle. Dice anche alcune cose alle folle e ai suoi discepoli contemporaneamente, come risulta dalla parole che seguono: dicendo, Sulla cattedra di Mosè … Quanti credono di potersi gloriare di interpretare bene la legge di Mosè sono coloro che si siedono sopra la sua cattedra, e coloro che non si separano dalla lettera della legge sono detti Scribi; quelli infine che fanno intendere che sanno qualcosa di più e si distinguono come divisi dagli altri vengono detti Farisei, che significa appunto divisi. Coloro d’altra parte che intendono e spiegano Mosè secondo il senso spirituale non sono né Scribi né Farisei; sono però migliori di questi e discepoli di Cristo amati. Dopo la venuta di Cristo siedono sulla cattedra della Chiesa, che è la cattedra di Cristo.

Crisostomo: Si deve osservare come ognuno si sieda sopra la cattedra, poiché non è la cattedra quella che fa il sacerdote, ma il sacerdote la cattedra; non il luogo santifica l’uomo, ma l’uomo il luogo. Pertanto il cattivo sacerdote del suo sacerdozio acquista colpevolezza, non dignità.

Origene: Se gli Scribi e i Farisei che siedono sulla cattedra di Mosè sono i dottori dei Giudei, insegnando i precetti della legge secondo la lettera, come mai il Signore ci comanda di fare ciò che questi ci ordinavano, dato che il libro degli Atti degli Apostoli proibiscono ai fedeli che vivano secondo la lettera della legge? Però quelli la insegnano secondo la lettera poiché non conoscono il suo spirito. Quanto ci dicono dunque a riguardo della legge lo facciamo e osserviamo conoscendo il senso, e non operando come essi operano. Infatti essi non operano come la legge insegna, né comprendono che c’è un velo sopra la lettera della legge. E quando si odono queste cose non andiamo a credere che tutte siano precetti della legge, poiché ve ne sono alcune che trattano di cibi, dei sacrifici e di altre cose del genere; lo sono invece unicamente quelle che correggono i costumi. E come mai non diede questo stesso comando a riguardo della legge della grazia, ma unicamente a riguardo della legge di Mosè? Perché non era ancora il tempo di far conoscere i precetti della nuova legge prima della sua passione. […]

Crisostomo: Considera anche come comincia a vituperarli. Per questo continua: dicono e non fanno. È infatti sommamente degno di condanna chi, avendo l’autorità dell’insegnamento, trasgredisce la legge: in primo luogo perché sbaglia quando deve correggere un altro; in secondo luogo perché colui che pecca è degno di maggior castigo quanto maggiore è la sua dignità; in terzo luogo perché fa più danno per il fatto che pecca essendo un dottore. […]

Crisostomo: Tali sono coloro che impongono un gran peso su coloro che vengono a fare penitenza, e così, mentre si fugge dalla pena presente, si disprezza il castigo dell'altra vita. Se infatti si impone un gran peso sulle spalle di un giovane che non possa portarlo sarà necessario o rigettare il carico, oppure soccombere sotto di esso. Dunque succederà all'uomo e ciò si imponga una penitenza grave che i la disprezzerà o, se la accetta, quando non potrà portarla a termine, scandalizzato, peccherà di più. Quindi, anche se non operiamo bene imponendo poca penitenza, tuttavia non sarà meglio rendere conto per la misericordia piuttosto che per la crudeltà? Dove il padre di famiglia è largo, il dispensatore non deve essere tenace. Se Dio è benigno, perché il suo sacerdote deve essere più austero? Quando il padre di famiglia è condiscendente, colui che dispensa le sue grazie deve esserlo anche lui. Se Dio è buono, perché un sacerdote deve essere austero? Vuoi apparire come un santo? In tutta la tua vita sii austero con te stesso, e benigno rispetto agli altri. Ti odano gli uomini esigere poco, e ti vedano fare cose grandi. Il sacerdote che è condiscendente con sé, però che esige cose gravi degli altri, è come un cattivo retributore di contributi in una città, che dispensa se stesso dal pagare, e carica gli altri.

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