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sabato 2 febbraio 2019

Matteo, Capitolo 20, Versetti 20-23


Allora si avvicinò a lui la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli, adorandolo e chiedendogli qualcosa. Ed egli le disse: Che cosa vuoi? Gli disse: Dì che questi miei due figli siedano uno alla destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno. Ma Gesù rispondendo disse: Non sapete ciò che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere? Gli dicono: Lo possiamo. Disse loro: Certamente berrete il mio calice, ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non compete a me darlo a voi, ma a quelli per cui è stato preparato dal Padre mio.

Crisostomo: Questa madre dei figli di Zebedeo è Salome, della quale presso un altro Evangelista viene posto il nome; veramente pacifica, poiché generò veramente dei figli di pace. Da questo passo si ricava una grande lode della donna, poiché non solo i figli lasciarono il padre, ma essa stessa aveva lasciato suo marito e aveva seguito Cristo; poiché egli poteva vivere senza di lei, mentre ella non poteva essere salva senza Cristo; a meno forse che uno dica che fra il tempo della chiamata degli Apostoli e quello della passione di Cristo Zebedeo era morto; e così ella, fragile per il sesso e debole per l’età, seguiva la vestigia di Cristo: poiché la fede non invecchia mai e la religione non sente la fatica. L’affetto della natura poi l’aveva resa audace nel chiedere, per cui si dice: adorandolo e chiedendogli qualcosa; cioè chiede dopo aver mostrato riverenza, affinché le fosse dato ciò che chiedeva.

Crisostomo: Non approviamo la petizione di questa donna, però diciamo che non desiderava per i suoi figli dei beni terreni, ma quelli celesti; infatti in suoi sentimenti non erano come quelli delle altre madri, che amavano i corpi dei loro figli e disprezzano le loro anime, desiderano che siano apprezzati in questo mondo e non si preoccupano di ciò che possono soffrire nell’altro, facendo intendere con questo procedere che sono madri di corpi e non di anime. E io ritengo che questi stessi fratelli, quando udirono il Signore parlare della sua passione e della sua risurrezione, cominciarono a dire nel loro interno, essendo fedeli: ecco, il re del cielo scende al regno degli inferi per distruggere il regno della morte. Ma dopo che ha compiuto la sua vittoria, che cosa gli rimane se non ricevere la gloria del suo regno?

Crisostomo: […] Il Signore, che conosce le cose occulte, non risponde alle parole della madre che intercede, ma all’intenzione dei figli che ispirano questa supplica. Certamente era buono il loro desiderio, però la loro domanda era sconsiderata; da ciò si deve deduce che, sebbene non dovessero ottenere niente, tuttavia non meritavano di essere confusi per la loro semplice petizione, poiché essa nasceva dall’amore del Signore; per questo il Signore riprende in essi l’ignoranza, per cui segue: Ma Gesù rispondendo disse: Non sapete ciò che chiedete.

Crisostomo: Il Signore spesso sopporta che i suoi discepoli o dicano o facciano o pensino qualcosa non rettamente, in modo da trarre dalla loro colpa l’occasione di spiegare la regola della pietà, sapendo che il loro errore non nuoce quando è presente il maestro, ed edifica la sua dottrina non solo nel presente ma anche nel futuro.

Crisostomo: Dice: Non sapete ciò che chiedete poiché non dobbiamo solo pensare a quale gloria conseguiamo, ma anche in quale modo evitiamo la rovina del peccato; poiché anche nella lotta secolare chi pensa sempre alla preda della vittoria difficilmente vince: per questo era necessario chiedere il confronto della sua grazia per vincere ogni male.

Crisostomo: Il Signore sapeva che potevamo imitare la sua passione, ma li interroga affinché tutti ascoltiamo che nessuno può regnare con Cristo se non ha imitato la sua passione: infatti una cosa preziosa non viene comprata se non a caro prezzo. E intendiamo per passione del Signore non solamente la persecuzione dei Gentili, ma ogni violenza che sopportiamo combattendo contro il peccato.

Crisostomo: Dice dunque: Potete bere? Come se dicesse: voi mi parlate di onore e di corone, io invece di lotte e di sudori: questo infatti non è il tempo dei premi. Con il modo però dell’interrogazione li attrae; infatti non disse: potete versare il vostro sangue?, ma Potete bere il calice? Poi aggiunge: che io sto per bere? Remigio: Per renderli più desiderosi in base alla comunione con lui. Ma essi, che già avevano la libertà e la costanza del martirio, promettono di berlo; per cui segue: Gli dicono: Lo possiamo.

Girolamo: Il nome di quelli che saranno seduti nel regno dei cieli non vengono qui pronunciati in modo che la designazione speciale di alcuni sembri l’esclusione di altri; infatti il regno dei cieli non è tanto a disposizione di colui che lo dà, ma di colui che lo riceve. Infatti per Dio non c’è preferenza di persone, e quello che si presenterà degno del regno dei cieli riceverà il regno che è preparato non per una tale persona, ma per una tale condotta. Da ciò risulta che se voi vi comportate in tale maniera da meritare il regno dei cieli che il Padre mio ha preparato per i vittoriosi, anche voi lo riceverete. E il Signore non disse: non vi siederete, così da non coprire di confusione i due fratelli, né: vi siederete, per non irritare gli altri.

Agostino: Secondo la forma di servo il Signore risponde ai discepoli: sedere alla mia destra o alla mia sinistra non compete a me darlo a voi. Ma ciò che è stato preparato dal Padre suo è stato preparato anche dal Figlio, poiché sia lui che il Padre sono una cosa sola.

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