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lunedì 8 settembre 2025

Firma la Petizione per Chiedere al Papa Leone XIV che sia Restaurata la Preghiera del Padre Nostro nella sua Formula Originale

 

Sarà presentata una supplica a Sua Santità Leone XIV affinchè sia riportata nella liturgia e nell'orazione privata, la preghiera del “Padre Nostro” così come la Chiesa l'ha recitata per duemila anni, il cui testo ha di recente subito modifiche.
L'iniziativa non risponde solo alla sensibilità dei fedeli che vogliono pregare con le stesse parole di Gesù riportate nei Vangeli di Matteo e Luca, ma assume anche un valore culturale e identitario, e questo riguarda tutti.
La Supplica al Santo Padre, infatti, riafferma l'idea di una “Chiesa di sempre” nella quale vi sono cose che non possono cambiare. Un messaggio di continuità e di saldezza, oltre che di Fede. Non sfugge a nessuno, infatti, che il culto del cambiamento, nella Chiesa, incoraggi i nemici del Cristianesimo, che abbondano.
Nemici, dentro e fuori la Chiesa, che auspicano un Cristianesimo che, lungo continui “aggiustamenti”, alla fine perda i suoi caratteri e svanisca nella coscienza collettiva dell'Occidente per essere sostituito da altro, e da altri.

☩ 

SUPPLICA A SUA SANTITÁ IL SOMMO PONTEFICE LEONE XIV

Beatissimo Padre,
Vi chiediamo umilmente di voler restituire alle Parole di Nostro
Signore Gesù Cristo la preghiera del Padre Nostro riportata dai
Vangeli di San Matteo e San Luca in relazione al passaggio « …
e non ci indurre in tentazione … » recentemente sostituito da
«...e non ci abbandonare alla tentazione...».
La sostituzione è stata attuata dalla Conferenza Episcopale
Italiana nel 2008, così è stato detto, per allontanare dal fedele
l'idea che Dio possa spingere al male.
Osserviamo – e da questo la supplica che rivolgiamo alla Santità
Vostra - che la nuova versione del Padre Nostro mostra
problematiche vere, a fronte di quelle solo presunte che qualcuno
ha voluto ravvisare nella versione tradizionale che la Chiesa
recita da duemila anni, la cui traduzione dal greco, nel Vangelo
di San Matteo, da parte di alcuni è stata giudicata non corretta.
Noi prendiamo atto che in questione non è una diversa traduzione
dei testi sacri, perché delle parole “non ci abbandonare alla
tentazione” non vi è traccia in nessun libro canonico. Tali parole
non costituiscono quindi una diversa traduzione del brano
evangelico, perché Gesù non le ha mai pronunciate.
Sono, queste, parole soltanto umane, «interpretative» delle Parole
divine di Gesù riportate nei Vangeli di San Marco e San Luca. In
questo quadro, osserviamo che il fedele è chiamato a conferire lo
stesso valore alle Parole, divine ed eterne di Gesù, e a quelle,
umane, datate 2008, della Conferenza Episcopale Italiana.
Ravvisiamo quindi il pericolo che indurre i fedeli a pregare Dio
Padre con parole diverse da quelle pronunciate da Dio Figlio
riportate nei Vangeli canonici, oscuri sottilmente la divinità di
Gesù; posto che è implicito, nella coscienza dei fedeli, il principio
che la Parola di Dio, fondamento della catechesi, non possa essere
cambiata, mentre possono essere cambiate le parole umane a fini
catechetici.
Tutto questo fa sorgere il timore, che esterniamo alla Santità
Vostra, che la cancellazione delle Parole di Gesù possa costituire
un seme di apostasia, ingenerando surrettiziamente l'idea che Gesù
fosse uomo altamente ispirato ma soltanto uomo, le Parole del
quale, quindi, possano anche essere diversamente formulate se le
circostanze lo richiedano.
Preghiamo quindi fiduciosi la Santità Vostra di accogliere la nostra
Supplica restituendoci le Parole di Nostro Signore.
Rimettendoci alle Vostre Sovrane disposizioni, con filiale
devozione e obbedienza baciamo l’anello del Pescatore.

 

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