domenica 21 dicembre 2025

Marco, Capitolo 13, Versetti 28-31

Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

Teofilatto: Come se dicesse: come non appena il fico mette le foglie è subito estate, così, subito dopo le persecuzioni causate dall'Anticristo, e senza alcun intermediario, sarà l'avvento di cristo: per i giusti sarà l'estate nascente dall'inverno, e per i peccatori l'inverno dopo l'estate. Agostino: Oppure diversamente. Tutto ciò che o tre Evangelisti hanno raccontato dell'avvento del Signore, accuratamente discusso e riportato, sembra appartenere a quella venuta che egli realizza tutti i giorni nel suo corpo, che è la Chiesa; eccetto quei luoghi dove questa venuta ultima è presentata come prossima. È questa venuta ultima che è espressa da san Matteo senza alcuna oscurità in questi termini (25,31): «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua maestà». Che cosa significa infatti: quando vedrete accadere queste cose se non tutte le circostanti di cui ha parlato sopra, e fra le quali si trova anche quest'ultima: «E allora si vedrà il Figlio dell'uomo venire sulle nubi»? Non sarà ancora la fine immediata, ma essa non sarà lontana. Bisogna dire che non tutto ciò che precede, ma qualche particolare soltanto va inteso di questo avvertimento ultimo, eccetto tuttavia questo: E allora si vedrà il Figlio dell'uomo venire, poiché questo non solo sarà un segno precursore della fine del mondo, ma sarà questa fine stessa. Ma Matteo non lascia dubitare che non si debbano intendere tutte le circostanze della fine del mondo, quando dice (24,23): «Quando vedrete accadere tutte queste cose, sappiate che egli è alle porte». Ciò che precede deve essere inteso in questo senso: egli invierà i suoi Angeli dai quattro angoli della terra, vale a dire che radunerà i suoi eletti da ogni parte della terra. È questo momento che, preso in tutta la sua estensione, forma l'ultimo momento del mondo, quando il Salvatore verrà nelle sua membra come nelle nubi.

Beda: Questa parabola del fico che si copre di frutti si può intendere misticamente dello stato della Sinagoga colpita da un'eterna sterilità alla venuta del Signore, non producendo alcun frutto di giustizia in coloro che allora erano increduli. Ma che cosa significano queste parole dell'Apostolo (Rm 11,25): «Quando la pienezza delle nazioni sarà entrata, tutto Israele sarà salvo», se non che questo fico darà infine i frutti che ha rifiutato fino allora? Quando lo vedrete con il suo frutto, non dubitate che il tempo è vicino.

Teofilatto: Questa generazione (quella dei cristiani) non passerà fino a che non siano compiute tutte le cose che sono state predette riguardo alla rovina di Gerusalemme e la venuta dell'Anticristo. Il Salvatore non dice: «la generazione degli Apostoli», poiché la maggioranza degli Apostoli non visse fino alla fine di Gerusalemme. Dice poi questo della generazione dei Cristiani volendo consolare i discepoli col pensiero che la fede cristiana non finirà con la durata del tempo. Gli elementi permanenti del mondo passeranno prima delle parole di Cristo, ed è per questo che si aggiunge: Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Beda: Questo cielo che passerà non è il cielo dell'etere o il cielo delle stelle, ma il cielo dell'aria, poiché il fuoco del giudizio giungerà ovunque erano giunte le acque del diluvio, secondo il pensiero del beato Pietro. Il cielo e la terra passeranno perdendo la figura che hanno adesso, ma dureranno per sempre quanto alla loro sostanza.

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