sabato 1 novembre 2025

Marco, Capitolo 12, Versetti 38-40

E diceva loro nel suo insegnamento: Guardatevi dagli scribi che vogliono camminare con lunghe vesti ed essere salutati nelle piazze e sedere nelle prime cattedre nelle sinagoghe e avere i primi posti nelle cene: essi divorano le case delle vedove sotto il pretesto lunghe preghiere; essi riceveranno un giudizio più severo.

Beda: Bisogna notare che egli non proibisce i saluti nelle piazze e i primi posti nei banchetti a coloro ai quali questo ancora appartiene a causa della carica che occupano. Solo avverte di fuggire come perversi quelli che amano questi onori, sia che siano loro dovuti, sia che li usurpino, facendo cadere la sua accusa non sul fatto, ma sulla disposizione del cuore. Bisogne notare, tuttavia, che non è senza qualche errore che quelli che amano essere chiamati maestri della Sinagoga sulla cattedra di Mosè si mescolino ai dibattiti del foro. Ora, è per una duplice ragione che il Salvatore ci obbliga a stare in guardia da coloro che sono avidi di vanagloria; ed è innanzitutto affinché non siano trascinati dal loro esempio, pensando che ciò che essi fanno sia un bene, e in secondo luogo affinché non ci lasciamo andare nell'emulazione di costoro, cercando la nostra felicità nei beni di cui essi si rivestono all'esterno.

Teofilatto: Queste parole sono una raccomandazione speciale indirizzata agli Apostoli affinché non abbiano con gli Scribi alcun rapporto, ma imitino Cristo stesso; e indicando i maestri stessi nelle cose che vanno fatte nella vita, sottopone ad essi gli altri.

Beda: Non cercano solamente le lodi degli uomini, ma anche il denaro; per cui segue: essi divorano le case delle vedove sotto il pretesto lunghe preghiere. Vi sono alcuni che, simulando una giustizia esteriore, non esitano a ricevere denaro da coloro che hanno la coscienza turbata, e ad accettare di essere loro difensori nel giudizio futuro. Ed essendo ordinariamente le preghiere a venire in aiuto al povero che tende la mano, essi passano la notte in preghiera e ricevono per ciò il denaro del povero.

Teofilatto: Gli scribi accostandosi alle vedove che avevano perduto la protezione dei loro mariti, si presentavano ad esse per essere loro protettori sotto delle esteriorità ipocrite, simulando la preghiera e prendendo il modo del rispetto. È così che le ingannavano e divoravano anche le case dei ricchi. Segue: essi riceveranno un giudizio più severo, cioè di quello degli altri Giudei peccatori.

Documentario - San Pietro: I Segreti di una Basilica

"Ulisse: Il piacere della scoperta", ripropone la storia della Basilica di San Pietro, la cui porta è la prima ad essere aperta come rito che darà inizio all'Anno Santo. Alberto Angela ripercorre la storia di questa grande chiesa risalendo indietro nel tempo fino a duemila anni fa, scendendo con le telecamere nel luogo da cui tutto ha avuto origine: la tomba di San Pietro.  


https://www.raiplay.it/video/2015/11/Ulisse-Il-piacere-della-scoperta-Viaggio-alla-scoperta-delle-Alpi-del-21112015-22eaaf83-4f32-41f0-bd12-3815f6734e31.html 

Cardinale Giuseppe Siri - Tutti i Santi

(card. G. Siri, catechesi ai vespri, 1° novembre 1973) 

La forza e la logica della solennità ci obbliga a guardare il Cielo, il Paradiso. È il momento opportuno per dire che la liturgia terrena si intreccia sempre con quella del Cielo. Non siamo un coro unico, sono due i cori della divina liturgia: quello della terra, povero, spesso smilzo, spesso afono, spesso impuro, e quello del Cielo, glorioso, senza ombre, senza prospettive di male. Però i due cori sono vicini e si intrecciano. Noi non vediamo con gli occhi della carne gli Angeli e i Santi di questa liturgia celesta ed eterna, alla quale un giorno, piacendo così a Dio, arriveremo anche noi. Ma questo intrecciarsi della lode divina c'è, ed è la nostra fede che ce lo deve rendere presente. È questione di fede; il dogma della Comunione di Santi non è meno certo del dogma della Incarnazione del Verbo. E la Comunione dei Santi intreccia continuamente le certezze del Cielo coi vacillamenti della terra a vantaggio di questi ultimi, perché a quelli che sono già in Cielo noi non possiamo dare altro che una gloria esterna e un aumento semmai della cosiddetta gloria accidentale; ma quello che hanno, hanno indipendente da noi. Tutte le volte che noi ci raccogliamo per pregare secondo la regola della Chiesa, ufficialmente, noi intrecciamo il nostro canto con quello che non vediamo. Sentirli vicini, saperli con certezza nostri interlocutori nel cantico a Dio, è questione di fede e, quando qualcuno questo non sente, farà bene interrogarsi sulla fermezza e la pienezza della propria fede. Ma è bello per noi sapere che i nostri umili cantici, la nostra liturgia si intreccia a quella del Cielo. Voi capite allora che essendo gli interlocutori che quest'altro coro superno, che non può essere toccato dalle vicende umane, deve metterci in posizione di fare davanti a Dio con l'ordine, la bellezza, la compostezza, la fede, la libertà dai complessi di inferiorità e di imbecillità, che ci sono nel mondo, deve fare di noi degli interlocutori meno indegni. È questo che dobbiamo sentire oggi, festa di tutti i Santi. 

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