Abraham Zevi Idelsohn |
Il Nuovo Testamento ha pochi
riferimenti diretti alle forme musicali del cristianesimo primitivo; ma è
ricco di citazione dai salmi e contiene numerosi inni, dossologie,
cantici, i cui testi seguono gli stilemi della poesia ebraica (e abbiamo
visto in un altro articolo come la poesia religiosa ebraica fosse sempre cantata o cantillata).
Certamente anche i cristiani delle origini intonavano lo loro preghiere
cantando. San Paolo stesso esortava al canto delle orazioni:
«La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente;
ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza,
cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali »
(Lettera ai Colossesi 3,16-17)
Si ritiene generalmente che nei primi decenni le riunioni di culto
seguissero le forme della sinagoga, e questo, insieme al dato testuale,
induce a ritenere che anche musicalmente liturgia ebraica e
protocristiana fossero assai vicine.
In particolare vanno in questa direzione gli studi di alcuni etnomusicologi come il lettone Abraham Zevi Idelsohn nel suo ''Thesaurus of Hebrew-Oriental Melodies'' (1914).
Nei Vangeli e negli altri libri neotestamentari possiamo quindi trovare
sia materiale precedente al Cristianesimo, per lo più ebraico o talvolta
ellenico, sia composizioni originali delle prime comunità cristiane:
mancano però del tutto i dati circa le melodie e le tecniche di
esecuzione, cosi come sono del tutto assenti i riferimenti alla musica
strumentale, che risulta pertanto non attestata.
Sono stati fatti vari tentativi di classificazione, per lo più in base
all'origine ebraica, ellenica o propria cristiana, e le principali
categorie sono due:
Materiale precristiano
I libri del Nuovo Testamento contengono moltissimi richiami ai salmi, che erano di evidente uso comune.
Ricordiamo fra gli altri:
il salmo 22(21) sulle labbra del Crocifisso (Mt 27,46);
il salmo 110(109) citato testualmente da Gesù (Mt 22,41-46);
il salmo 2 proclamato dalla voce del Padre al Battesimo di Gesù (Lc 3,21-22).
Inoltre troviamo il canto dell'inno da parte di Gesù e degli Apostoli al termine dell'Ultima Cena in Mc 14,26 e Mt 26,30.
Composizioni cristiane
Vi è poi molto materiale originale, testi prodotti dalle comunità cristiane.
I più famosi sono gli inni lucani: il Magnificat (Lc 1,46-55); il Benedictus (Lc 1,68-79) il Nunc Dimittis (Lc 2,29-32).
Vi sono poi il Prologo di Giovanni (Gv 1,1-18) e l'inno cristologico di Paolo (Fil 2,6-11).
Ma molti altri brani innici sono contenuti nell'Apocalisse e nelle Lettere, insieme ad acclamazioni, esclamazioni e dossologie.
I primi secoli cristiani (II-III d.C.)
Il mosaico del Buon Pastore Aquileia, Basilica di Santa Maria Assunta |
La musica sacra dei primi secoli fu soltanto la musica delle liturgie
delle comunità cristiane, quelle - non dimentichiamolo - che si
riunivano nelle case, nelle catacombe e in altri luoghi clandestini a
causa delle persecuzioni.
In questo periodo si cominciano a porre le prime basi della musica ecclesiastica. È celebre la descrizione di Plinio il Giovane nella ''Epistula ad Traianum X'' (inizi del II secolo): in questo scritto si dice che i cristiani avevano la "consuetudine di adunarsi in un giorno stabilito prima del levarsi del sole, e cantare tra loro a cori alternati un canto in onore di Cristo, come a un dio".
Ma la documentazione, purtroppo assai scarsa, si rinviene principalmente negli scritti dei Padri della Chiesa, da parte di figure illustri come Clemente Alessandrino (morto nel 220 d.C.), nonché in alcuni apocrifi dell'Antico e del Nuovo Testamento.
I canti corali
Certamente erano molto diffusi i canti, sui quali tuttavia le notizie
sono parecchio lacunose, e questo vale per i profili strettamente
tecnici (melodie, forme musicali) ma anche per altri aspetti
dell'esecuzione come, per esempio, l'eventuale presenza nell'azione
liturgica di figure già deputate al canto come cantori o coristi.
Tuttavia, confrontando questi dati con lo sviluppo successivo della
musica cristiana (in special modo il canto gregoriano), gli studiosi
hanno raggiunto la convinzione che la primitiva liturgia cristiana fosse
tutta musicale, in parte cantata ed in parte proclamata mediante la
cantillazione.
Anzi, in voluta contrapposizione con la ricca musica del Tempio di
Gerusalemme con schiere di sacerdoti e leviti e distinzioni di strumenti
a seconda del grado dell'officiante, il canto cristiano delle origini
era quasi certamente condiviso comunitariamente e quindi prettamente
corale. Troviamo la conferma in Ignazio di Antiochia : "Unitevi insieme
in un solo coro … cantate a una sola voce per Gesù Cristo" (Lettera agli Efesini 4,1).
La vocalizzazione nel corso del tempo venne arricchendosi, e via via
prese campo l'uso dell'alternanza responsoriale fra uno o più solisti e
l'assemblea.
Anche i testi apocrifi attestarono numerosi canti, con continui
riferimenti al canto dei salmi, la cui pratica favorì la produzione di
nuovi poemi accanto a quelli canonici: così per esempio le Odi di Salomone, libro apocrifo del I-II sec. d.C..
Tertulliano nell'Apologetico 39,18 invitava tutti a cantare un
inno, tratto dalle Sacre Scritture o di propria composizione: questo ci
indica come accanto al corale fosse in uso anche il canto da parte dei
singoli nelle orazioni private. Continuava poi ad essere praticata la
proclamazione cantillata, ad opera di lettori che si avviavano ad essere
identificati di lì a poco come figure investite di un vero e proprio
ministero (così Ippolito di Roma ne La tradizione apostolica, scritto del III sec.).
Musica strumentale
Gli strumenti musicali furono spesso condannati dai Padri, sia per
motivazioni teologiche in contrapposizione con i riti pagani, sia per
motivazioni morali.
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