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sabato 5 novembre 2022

Beato Gomidas Kaumurdjian (Keumurgian)

 Alla fine del xvii secolo, la Costantinopoli islamica subì uno sconvolgimento: la città era un focolaio di lotte ecclesiastiche e secolari e il movimento all'interno dei gruppi cristiani a favore della riunione con Roma era fortissimo, ad ogni modo, in parte grazie alla fervente attività dell'ambasciatore francese, ciò che iniziò come reazione anticattolica si trasformò in breve in persecuzione, di cui fu vittima Gomidas.

Nato a Costantinopoli nel 1656 ca., figlio di un sacerdote armeno, Gomidas fu istruito da un sacerdote della stessa religione, a vent'anni circa si sposò, e più tardi, completati gli studi, fu ordinato e designato alla parrocchia di S. Giorgio a sud della città, dove si fece conoscere, non solo per l'eloquenza, ma anche per l'autentica spiritualità e altruismo. Divenne presto un membro importante nel movimento di riunione, e all'età di quarant'anni si convertì con la sua famiglia alla Chiesa cattolica romana. Come consuetudine in quel periodo, continuò a svolgere il suo ministero a S. Giorgio, e in pochi anni, cinque dei dodici sacerdoti armeni seguirono il suo esempio; dopo il 1695, la situazione diventò più difficile per i cattolici e Gomidas si recò in esilio nel monastero armeno di S. Giacomo, a Gerusalemme, dove appoggiò il partito cattolico, attirando l'odio di un certo Giovanni di Smirne.

Ritornato a Costantinopoli nel 1702, alla morte del patriarca armeno persecutore, Gomidas apprese che il nuovo patriarca aveva scelto Giovanni di Smirne come vicario e si nascose fino a quando il nuovo patriarca non fu esiliato per ragioni politiche nove mesi dopo; ma non passò molto tempo che il patriarca ritornò accusandolo di essere un "franco" (cattolico latino o straniero), deportandolo a Cipro, prima che l'ambasciatore francese riuscisse a farlo rapire e portare in Francia. Questa mossa insensata risvegliò il sentimento anticattolico a Costantinopoli e le autorità turche presero provvedimenti contro i cattolici: Gomidas, fisicamente imponente e audace, fu arrestato durante la Quaresima del 1707 e processato davanti ad Ali Pasha, che lo fece imprigionare. Gli amici gli procurarono un breve periodo di libertà, ma il 3 novembre di quell'anno fu arrestato nuovamente e processato in base all'accusa di essere un franco e di aver provocato tumulti nella nazione armena all'interno del regno turco.

Il caso fu riferito al capo kadi, Mustafa Kamal, il quale, come canonico musulmano, era incline a giudicare innocente Gomidas, ma, alla fine, costretto dalle pressioni degli armeni e guidato dal loro patriarca, permise loro di imprigionarlo; dopo aver salutato la moglie e i figli, pregò fino al giorno successivo, quando fu portato all'Antico Serraglio di Costantinopoli, dove, dopo un vano tentativo di persuaderlo a convertirsi all'islam, Ali Pasha lo condannò a morte. Condotto al luogo dell'esecuzione (tutta la sequenza degli eventi è straordinariamente simile a quella della passione di Cristo) e dopo aver rifiutato l'ultima offerta di salvezza, fu decapitato.

Dato che nessun sacerdote cattolico si fece avanti per seppellirlo, questo compito fu svolto da sacerdoti greco-ortodossi; tuttavia, nel tempo, il suo coraggio ebbe un profondo effetto e un secolo dopo vi erano così tanti cattolici armeni a Costantinopoli che il termine "cattolico" era considerato ortodosso. Gomidas fu beatificato nel 1929 (in quanto martire più illustre dal tempo della persecuzione iconoclasta e probabilmente primo sacerdote martire di cui si ha notizia, accompagnato dalla moglie e dai figli fino al luogo dell'esecuzione). Uno dei figli, Gomidas, entrò al servizio del regno di Napoli, con il nome di Cosimo di Carbognano, che viene talvolta attribuito al padre.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Costantinopoli, beato Gomidas Keumurdjan (Cosma da Carboniano), sacerdote e martire, che, padre di famiglia, nato e ordinato nella Chiesa armena, patì molto per aver mantenuto e propagato con fermezza la fede cattolica professata dal Concilio di Calcedonia e morì, infine, decapitato mentre recitava il Credo niceno.

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