Considera che il vero segreto per ottenere una santa morte, sia tenere una vita santa. Vanamente l’uomo si lusinga, confidando nei soccorsi spirituali che otterrà durante una lunga malattia. Fuori dall’incertezza del tempo, dell’incompetenza dello stato e dell’incompatibilità delle circostanze, è certo che queste conversioni precipitate, superficiali, e per la maggior parte forzate, rarissime volte sono vere. È necessario avere qualche intervallo tra la conversione, la penitenza e la morte. Anche se si è vissuto con un’esatta disposizione dei costumi, con vita innocente e aggiustata, tuttavia si temono, con ragione, gli alti giudizi di Dio. Come si potrebbe assicurare a un moribondo una conversione di due giorni, dopo una vita perturbata e persa?
Per una fondata confidenza è necessario un motivo più solido e più plausibile. Dio è misericordioso, è vero; però anche i più grandi santi, tremavano pensando al giudizio di Dio. Possiamo convergere che solo una vita pura, una vita penitente, una vita impiegata nelle mortificazioni e nelle pratiche delle virtù cristiane, una vita conforme alla legge e alle massime del Vangelo, può fondare una vera fiducia.
Confessiamo che una santa vita è il vero segreto per ottenere una santa morte. Com’è verosimile che, dopo aver passato i giorni della vita in una continua disobbedienza, dopo aver disprezzato i più sacri precetti, la più chiara volontà di Dio tanto espressa nel Vangelo; dopo aver preferito le massime empie del mondo alle sante massime di Gesù Cristo; dopo essere stato un cristiano di solo nome senza sapere nulla della fede; dopo aver disprezzato a sangue fredda e con riflessione le grazie più forti, le inspirazioni più vive, le esortazioni più strette, gli esempi più convincenti e tutti i mezzi di conversione più efficaci; un’ultima malattia, che debilita la ragione, che ci fa incapaci di attendere al minimo negozio, che ci obbliga a rompere i lacci più forti e più stretti sia senza tempo, né stato, né mezzo proporzionato per riparare tutti i disordini e le derive di una vita che avrebbe bisogno di trenta anni di ritiro, di lacrime e di penitenza? Non vuol dire discreditare la nostra religione, e in certa maniera insultare a Gesù Cristo?
Quella donna persa, quell’uomo dissoluto, quell’ecclesiastico mondano, quel religioso tanto irregolare, poco devoto e mortificato saranno riusciti a eludere tutti gli oracoli di Gesù Cristo, le sue leggi, i suoi consigli e le sue minacce? Ti puoi creare il sistema che vuoi, la morale che più ti piace, la dottrina che ti viene più a genio, però ricordati, che il vero secreto per ottenere una morte cristiana, è vivere cristianamente.
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