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mercoledì 15 febbraio 2017

Matteo, Capitolo 5, Versetti 17-19



Non crediate che io sia venuto ad abolire la legge o i profeti: non son venuto ad abolire, ma a portarla a compimento. In verità vi dico: finché non passi il cielo e la terra, neppure uno iota o un apice passerà dalla legge, finché tutto sia compiuto; chi dunque avrà trasgredito uno di questi precetti, anche minimi, e avrà insegnato agli uomini a fare altrettanto, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; chi invece avrà fatto e insegnato, sarà chiamato grande nel regno dei cieli.

Crisostomo: Non crediate che io sia venuto ad abolire la legge o i profeti, dice ciò per due motivi: primo, per richiamare con queste parole i suoi discepoli al suo esempio; in modo che come egli adempiva tutta la legge, così anch’essi si impegnassero ad adempierla. Poi gli sarebbe capitato di essere calunniato dai Giudei, come se annullasse la legge: per cui prima di incorrere nella calunnia soddisfa alla calunnia, affinché non si pensasse che era venuto semplicemente a predicare la legge, come avevano fatto i Profeti.

Agostino: Poiché a coloro che erano sotto la grazia in questa vita mortale era difficile compiere ciò che è scritto nella legge (Es. 20,17): <<Non desiderare>>, egli, divenuto sacerdote mediante il sacrificio della sua carne, ci impetra il perdono; e anche qui adempiamo la legge, in modo che ciò che difficilmente possiamo fare per la nostra debolezza sia curato dalla sua perfezione, essendo noi divenuti membra di lui che è il capo. E ritengo anche che così vada inteso ciò che è detto: non son venuto ad abolire, ma a portarla a compimento; ossia con quelle aggiunte, che o servono per la spiegazione delle antiche sentenze, o a renderle vive nella nostra condotta. Infatti il Signore ha spiegato che anche un moto cattivo verso un fratello va messo nel genere dell’omicidio. Inoltre il Signore ha preferito che noi, non giurando, non ci allontaniamo dalle verità piuttosto che, giurando il vero, ci avviciniamo allo spergiuro.

Crisostomo: I comandamenti di Mosè sono facili da eseguire: non uccidere, non commettere adulterio; infatti la gravità stessa del crimine respinge la volontà di commetterlo: quindi sono piccoli nella retribuzione, grandi invece nel peccato. I comandamenti di Cristo, invece: non adirarti, non desiderare, sono difficili da eseguire; quindi grandi nella retribuzione, minimi invece nel peccato. Chiama dunque minimi questi comandamenti di Cristo: non adirarti, non desiderare; quindi coloro che commettono dei lievi peccati sono minimi nel regno dei cieli; cioè chi si sarà adirato e non avrà commesso un grande peccato, è certamente sicuro dalla pena, cioè dalla dannazione eterna, ma non è nella gloria, quella che conseguono quanti compiono anche queste cose minime.

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