Il piccolo S. Pelagio è citato nel nuovo Martirologio Romano, e gli sono
state dedicate molte chiese in Spagna. È uno dei martiri bambini molto
popolari nel Medio Evo e, sebbene non presenti un ideale di santità
molto valido, può essere considerato un efficace ammonimento.
Molti di questi santi sono inventati, le loro vere origini sono andate
perdute, anche se gli avvenimenti fondamentali della loro vita sono
ricostruibili. Solitamente sono vittime di seguaci di un'altra
religione, di una strega o, se il loro persecutore è un cristiano, della
sua natura malvagia.
Bambini-modello colpiti non per mano
d'uomo, come ad esempio il beato Agostino Novello (19 mag.), attaccato
da un lupo mentre giocava alla porta della città e salvato
dall'intervento miracoloso di S. Agostino, sono rari. Ma anche qui un
animale feroce, anche se più simile a un demone, è l'analogo di un
"moro", un ebreo, un mago, un eretico o un cristiano concupiscente, per
il fatto di essere al di fuori dell'ordine fissato e dell'ortodossia.
Per accentuare le malvagità del giudaismo, dell'islam e di altre
religioni, il bambino deve evocare sentimenti di tenerezza e destare
l'istinto materno. Nello stesso tempo viene presentato come un piccolo
adulto: è irreprensibilmente devoto per contrapporsi alla decisione
dell'ebreo o del musulmano di continuare nel loro comportamento
malvagio.
All'età di dieci anni Pelagio, o Pelaio, fu lasciato dallo zio in ostaggio ai mori. Questo accadde quando la maggior parte della Spagna era sotto il dominio islamico e Abd-ar-Raham III governava a Cordova. Tre anni dopo non era ancora arrivato il riscatto. Pelagio era un giovane di bell'aspetto, simpatico e ancora non corrotto dai suoi compagni di cella: Ahd-ar-Raham lo convocò e gli disse che sarebbe stato liberato, avrebbe avuto cavalli, abiti eleganti, denaro e onori se solo avesse rinunciato alla sua fede e avesse riconosciuto Maometto come profeta. Pelagio gli rispose: «Tutto questo non significa nulla per me. Sono stato, sono e rimarrò cristiano».
I racconti del suo martirio sono diversi: uno racconta che fu messo sul cavallo di ferro e spinto su e giù, un altro che fu appeso alla forca riservata agli schiavi e ai criminali e poi smembrato, e che le sue membra vennero gettate nel Guadalquivir. I suoi resti vennero recuperati dai fedeli e conservati a Cordova fino al 967, poi vennero traslati a Leon. Nel 985 le reliquie furono spostate a Oviedo come misura di sicurezza.
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